Sanità, dal contratto alla pensione
martedì 24 novembre 2009
Termina il prossimo 31 dicembre il periodo di validità del biennio economico 2008-2009 previsto dall'ultimo contratto collettivo di lavoro per il personale non dirigente che opera nell'ambito del Servizio sanitario nazionale. La tredicesima mensilità, in riscossione fra poche settimane, riporterà la misura prevista dai nuovi trattamenti di stipendio, salvo, all'ultima ora, una detassazione fiscale a favore dei redditi più bassi, invocata da diverse organizzazioni di categoria.
Pensioni. I nuovi stipendi, scadenzati al primo gennaio 2008 e al 1° gennaio 2009, per i dipendenti delle Asl, degli ospedali pubblici, degli istituti zooprofilattici e di altre strutture sanitarie (Ipab, Rsa, Arpa ecc.) apportano benefici anche sul calcolo dei trattamenti di pensione, ordinari e privilegiati, diretti e indiretti, da liquidare o già liquidati per il periodo di validità del biennio.
Resta tuttavia confermato che il conglobamento nello stipendio dell'indennità integrativa speciale non modifica la base di calcolo in atto dei trattamenti di pensione. Questo criterio si applica esclusivamente agli ex dipendenti di amministrazioni dello Stato che sono transitati nel comparto della sanità e che hanno scelto di confermare l'iscrizione previdenziale alla Cassa Stato. Solo per questa categoria di personale l'importo dell'indennità integrativa, conglobata nello stipendio già dal 2003, non deve essere maggiorata del 18% (legge 177/76).
Tfr. Accanto alle pensioni, gli incrementi si riflettono sui trattamenti di fine servizio (tfs) e sui trattamenti di fine rapporto (tfr). Per il tfs sono utili lo stipendio, la retribuzione individuale di anzianità, l'indennità professionale e l'indennità di coordinamento. Per il tfr si aggiungono l'indennità di funzione per posizione organizzativa e gli assegni ad personam riassorbibili e non riassorbibili.
Dirigenti Ssn. Prosegue intanto alla Commissione lavoro della Camera l'esame del disegno di legge sul «governo delle attività cliniche» (C/799) che prevede il collocamento a riposo dei dirigenti medici e sanitari del Servizio sanitario nazionale a 65 anni, con facoltà del singolo dirigente di allungare il pensionamento all'età di 70 anni. Il provvedimento rischia di bloccare il naturale avvicendamento con il personale medico più giovane che si affaccia al mondo del lavoro. Spetterà alle singole Regioni regolare la libera professione intramuraria dei dirigenti, all'interno e all'esterno delle strutture, attività che viene estesa agli operatori sanitari non medici, purché non sussista un comprovato e specifico conflitto di interessi con le attività istituzionali.
Sanità privata. Ancora in ballo invece il rinnovo del contratto nazionale per il personale dipendente da ospedali, case di cura e cliniche private, scaduto da circa quattro anni. Profonde divisioni nel campo sindacale hanno portato ad una situazione di stallo e alla stipula separata di diversi pre-contratti con singole strutture private.
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