venerdì 30 novembre 2018
Jacopo Quadri, che è uno dei montatori cinematografici più bravi che ci siano oggi in circolazione, non solo in Italia, ha anche girato di recente un suo film ambientato nella campagna maremmana dove, quando può, si ritira. È un documentario di lungometraggio, diciamo, sui suoi vicini di casa, che è cresciuto lentamente dal contatto con quanto rimane del mondo contadino, almeno in quella parte d'Italia. Esso ci mostra un mondo di vecchi, ostinatamente legati al loro ambiente, al loro passato, al loro mestiere di contadini, in un contesto in cui le grandi aziende hanno condizionato e soffocato la piccola impresa, la piccola proprietà autonoma, e orgogliosa della propria autonomia. Il film si intitola Lorello e Brunello, che sono due gemelli ormai più che adulti, che si fanno assistere da una donna che viene da altrove, e che coltivano assiduamente i loro rapporti con pochi parenti e vicini, tra i quali spicca, vera protagonista del film, un'anziana che sembra sapere tutto di tutti, una sorta di genius loci custode della memoria storica comunitaria, che dice dei gemelli quanto loro, di poche parole, evitano di dire. Il quadro che ne abbiamo comunica tristezza, una tristezza certamente maggiore per chi dal mondo contadino è venuto, anche perché la maggior parte dell'azione - una quotidianità di poche vicende - attraversa un inverno, di scarsi luce e movimento. Opere e giorni, infine, in compagnia più delle bestie che degli uomini - e con l'antica paura del lupo che possa mangiarsele, con l'attenzione a recinzioni di cui forse non c'è più tanto bisogno. Il minimalismo di Quadri evita i momenti del rito, religioso o privato, le fiere e le veglie, l'andata al paese - che riempivano per esempio il capolavoro di Olmi, su un mondo contadino ancora vivo, centrale, animato, affollato, e dove, per esempio, scorrazzavano tanti bambini, qui assenti. C'era il sentimento del futuro, c'era la speranza del futuro, mentre qui c'è solo il ricordo di com'era la vita e la constatazione, amara, di come è diventata. Sappiamo che il mondo contadino non è solo questo, sappiamo le pene del bracciantato immigrato, sappiamo lo sfruttamento subito da chi produce per la grande "fabbrica" dei supermercati, e sappiamo anche, per fortuna, le nuove, piccole, coraggiose iniziative perlopiù cooperative ideate da gruppi di giovani saggiamente tornati alla campagna. Ma ci sarà difficile dimenticare il mondo di Lorello e Brunello e della vecchia Ultimina e della badante straniera, dei testimoni fedeli di un rapporto con la natura, con la terra, che è da sempre considerato indispensabile alla sopravvivenza dell'umanità, ammesso che all'umanità importi davvero di sopravvivere.

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