Quando il calcio è metafora di pace
mercoledì 5 ottobre 2022
Quello passato è stato un weekend sportivo che ha offerto tanti spunti di riflessione, di ogni tipo. Scelgo di restare in ambito calcistico, perché ancora una volta il pallone ci invita, anzi costringe, a pensare, nel bene e nel male.
Non si può non partire da quanto accaduto allo stadio Kanjuruhan a Malang, in Indonesia, dove si è verificata una delle più grandi tragedie della storia del calcio, con un bilancio drammatico: 125 morti di cui – purtroppo – 32 bambini, e oltre 200 feriti, molti gravissimi. Un derby molto sentito, ritenuto pericoloso al punto da farne richiedere, da parte delle autorità locali, l'anticipo al pomeriggio (rifiutato dalla Lega calcistica locale), poi un'assurda invasione di campo e un ancor più assurdo utilizzo di lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine. Il panico e la calca, ancora una volta, hanno fatto il resto; la situazione totalmente sfuggita da ogni controllo è diventata infernale. Insomma, ancora una volta il calcio come metafora della guerra.
Ma il calcio sa essere anche altro. E allora tornando in Italia, domenica 2 ottobre, dopo 120 anni di domeniche di storia della Serie A, Maria Sole Ferrieri Caputi è stata la prima donna chiamata ad arbitrare una partita della massima serie. Molti si sono stupiti. È stata brava e molti si sono stupiti di nuovo. Certo, ha assegnato un rigore dubbio, ma non è stata criticata in maniera eccessiva. Nel salutare questo cambio di paradigma viene da pensare che quando nessuno si stupirà più e una donna arbitro non sarà più una notizia, allora sì, avremo fatto un definitivo passo in avanti.
Come stanno cercando, drammaticamente, di fare passi avanti le donne iraniane e anche in questo caso il calcio sta giocando un ruolo: gli atleti della squadra nazionale maschile iraniana hanno deciso di prendere una posizione fortissima, coprendo la maglia da gioco, sul cui petto compare la bandiera del Paese, con un giubbetto nero al momento dell'inno nazionale, dimostrando così la loro solidarietà nei confronti della protesta che sta scuotendo l'Iran dopo l'assassinio di Mahsa Amini e Hadis Najafi. Un famoso calciatore iraniano, Hossein Mahini, star del Persepolis, la squadra più importante del Paese, è stato arrestato per aver preso posizione in difesa delle donne iraniane e accusato di aver incoraggiato le rivolte. La lotta delle donne iraniane sta fortunatamente avendo eco anche nello sport qui, in Europa.
Il loro ennesimo urlo di dolore è stato raccolto, in Germania, dai tifosi del Werder Brema che, durante il match contro il Borussia Mönchengladbach, hanno esposto un grande striscione: «Lunga vita alla rivoluzione femminista in Iran».
Ma ci piace chiudere segnalando "una cosa piccola ma buona" come l'avrebbe definita Raymond Carver che così intitolò un suo meraviglioso racconto: si tratta del gesto dell'allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, che si è presentato in sala stampa nel Centro tecnico di Castel Volturno alla vigilia della partita contro il Torino, portando in mano due rose: «Queste fiori sono per Mahsa Amini e Hadis Najafi», ha detto e non ha voluto aggiungere altro. Perché se è vero che il calcio può essere metafora della guerra, è altrettanto vero che può essere tenerezza, sguardo sul futuro e simbolo di pace.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: