Prodigi della pastorale digitale: un vescovo parla a tutto il gregge
venerdì 19 ottobre 2018
Attratto dai riferimenti a Internet nei titoli sul briefing postsinodale del 18 ottobre, ho visto che essi erano imperniati, oltre che sugli orientamenti in merito riassunti dal “portavoce” Paolo Ruffini, sulla presenza al briefing di padre David Bartimej Tencer, vescovo di Reykjavík, che ha spiegato quanto possa far comodo Skype per tenere il catechismo in una parrocchia che si estende quanto da Bardonecchia a Tarvisio. «In Islanda senza digitale saremmo persi», ha detto. Alle telecamere di “Vatican News” ( tinyurl.com/yasst59e ) il presule (55 anni, nato in Slovacchia, entrato nei cappuccini dopo che era già prete e giunto in Islanda nel 2004), ha concluso con un disarmante sorriso un racconto ancor più illuminante. «Una volta, per parlare di educazione, ho fatto un piccolo intervento su Facebook. Questo piccolo intervento, della durata di tre minuti, in 24 ore l'hanno visto 20mila persone. Quando parlo nella mia cattedrale, e la cattedrale è piena piena, allora ho davanti 500 persone. Di qua 20mila, di là 500. C'è una grande differenza, no?». Non ho trovato su Facebook, dove il vescovo ha un profilo, la Chiesa ha una pagina e i giovani cattolici un gruppo pubblico, questo intervento, ma una visita al sito ( tinyurl.com/yav3r63b ) della Kaþólska kirkjan á Íslandi – Dioecesis Reykiavikensis dà ugualmente il senso dell'affermazione del suo vescovo: in Islanda c'è una sola diocesi, appunto quella di Reykjavík; copre l'intera isola ed è divisa in nove parrocchie, con 15 preti e 29 suore. I cattolici sono ufficialmente 12.901, ma se ne stimano un po' di più: da 15mila a 20mila. Ovvero, se tutti coloro che hanno visualizzato su Facebook l'intervento del vescovo Tencer erano islandesi (molto probabile, se è stato pronunciato nella lingua nazionale) e cattolici, vuol dire che in quell'occasione e grazie a questa tecnologia egli ha parlato, contemporaneamente, con tutto il suo gregge. Quale altro vescovo, per quanto «digitalizzato», può dire di aver fatto altrettanto?
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