domenica 11 giugno 2006
Trova il tempo di pensare, trova il tempo di pregare, trova il tempo di ridere. Mi è stato detto che questa frase è scritta sul portone d'ingresso della casa dei bambini abbandonati, fondata da Madre Teresa a Calcutta. La propongo in questa domenica per una ragione diretta. La sosta festiva dovrebbe lasciare tempo per pregare: è, questa, purtroppo un'oasi che si riduce sempre più, lasciando spazio al deserto delle cose, della superficialità, dell'interiorità. La dice lunga la frase che talora si coglie sulle labbra di certi praticanti: «Vado a messa il sabato sera, così poi sono libero». Tolto il dente, tolto il dolore, sembrerebbero dire del «precetto» festivo (altra infelice espressione tradizionale). La domenica è, poi, «il tempo di ridere», è il momento del riposo, come già suggerisce il Decalogo, staccando la spina del computer, il grande emblema del lavoro. Ma quanti sanno veramente riposare, sorridere, contemplare, rendere libero e sereno il cuore? Non certo quelli che s'intruppano per ore su autostrade, anche se sane sono le loro intenzioni, né quelli che s'infilano per ore nel buio squarciato dai lampi e dai suoni-tuoni di una discoteca. È raro ai nostri giorni che la giornata festiva renda le persone calme, rilassate, serene, distese; in realtà, esse al lunedì mattino sono di nuovo tese, nervose, elettriche, eccitate. Abbiamo lasciato per ultima la prima frase: «Trova il tempo di pensare». Mai come in questa domenica dedicata alla Trinità essa è necessaria. Perché non si prova mai a colmare la sete di sapere della mente e dello spirito? «Il pensiero fa la grandezza dell'uomo», scriveva Pascal nella sua opera intitolata appunto I pensieri.
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