Pellegrinaggio e raccoglimento: cronaca di due visite alla Sindone
domenica 7 giugno 2015
A proposito dell'ostensione della Sindone, presenza discreta ma fissa nella blogosfera dell'informazione ecclesiale, negli ultimi giorni fa spicco il racconto emozionato e soddisfatto di 50 senzatetto romani (http://tinyurl.com/p43cx7b). Erano arrivati a Torino su un pullmann noleggiato dalla parrocchia di Santa Lucia con il contributo di papa Francesco, che da questi suoi speciali amici si è fatto in qualche modo precedere (sarà a Torino il 21).Di un raccoglimento non trovato parla invece “Disambiguando”, blog «per studiare fare disfare comunicazione» di Giovanna Cosenza (affermata docente di Semiotica a Bologna) che mi lascia sempre la sensazione di aver speso bene il mio tempo consultandolo. È così anche questa volta (http://tinyurl.com/o2ubvee), con l'autrice che intitola «Fra luogo e non luogo, sacro e profano» la sua visita alla Sindone. Racconta i controlli di sicurezza, la lunga fila, l'anticamera e infine la breve sosta davanti alla reliquia; ne comprende il motivo (un «luogo sensibile», oggetto di un'attenzione «di massa»), ma sente che le hanno impedito di «vivere quel luogo come dovrebbe essere, che tu sia credente o meno, praticante o meno, non importa: intimo, raccolto, in una parola, sacro». A meno di affidare all'immancabile foto la speranza «di ritrovare più tardi, da sola, davanti al display del tuo smartphone, quel raccoglimento che qui non ti hanno concesso». Capisco cosa intende Giovanna Cosenza. Quest'estate, in visita a San Giovanni Rotondo, ho potuto trovare raccoglimento solo entrando nella cripta che ospita il corpo di padre Pio al mattino presto di un giorno feriale. Ma capisco anche l'intenso vissuto del pellegrinaggio dei senzatetto romani. È la dimensione comunitaria della visita – nel senso di ritrovarsi, fare il viaggio in gruppo, condividere l'attesa e il dopo –, quella che può riscattare «i simboli sacri che attraggono le masse» dalla riduzione a «non luoghi» profani. È la solitudine con cui li avviciniamo che vi contribuisce, rischiando di impedircene l'esperienza.
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