domenica 17 aprile 2005
Duc in altum! Prendete il largo! Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!».
In tutti questi giorni, a partire dall"ingresso nell"agonia, la dolce ultima lotta di Giovanni Paolo II, siamo sempre stati in sua compagnia con le nostre riflessioni. Da domani la Chiesa, come dev"essere per la sua  stessa identità e missione, si inoltrerà nel futuro della storia con una nuova guida . Rivolgiamo, allora, il nostro estremo saluto al Papa che ci ha fin qui tenuti per mano con una sua frase che tutti hanno letto o sentito e che anche in questi giorni è stata ripetuta. Essa è tratta da quello splendido documento che è la lettera apostolica Novo millennio ineunte (2001) ed è un saluto al futuro della Chiesa e dell"intera comunità umana.In queste parole Giovanni Paolo II intreccia la tridimensionalità del tempo, senza perdere nessuna tappa. C"è il passato, di cui nella società contemporanea si è spesso smemorati: esso è, invece, colmo di doni, di grazie, di bellezza. Anche se striato dai dolori, esso è stato educatore per un"esistenza più autentica e forte. C"è, poi, il presente in cui siamo immersi: il Papa ci invita a viverlo con passione, non dissipandolo o disperdendone al vento le potenzialità e le vitalità. E, infine, il futuro che spesso ci impaura ma che deve essere affrontato con fiducia. Sì, perché su tutto l"arco della storia campeggia " come dice la sua citazione della Lettera agli Ebrei (13, 8) " la presenza viva, operosa e salvifica di Cristo, «nostra pace». È, allora, con speranza che insieme attendiamo l"alba del domani.
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