martedì 30 luglio 2002
Restiamo in silenzio! La parola può grandi cose, ma vi sono cose ancor più grandi! La verità vera fra due esseri umani è inesprimibile. Appena ci mettiamo a parlare le porte si chiudono; la parola serve piuttosto a comunicare fatti irreali, si parla nelle ore in cui non si vive.È una riflessione necessaria questa che ci viene proposta dallo scrittore austriaco Robert Musil (1880-1942) nel suo celebre romanzo Uomo senza qualità. È necessaria questa considerazione proprio alle soglie delle ferie, quando si entra in un orizzonte diverso e che, purtroppo, si corre il rischio di omologare al resto dell'anno: ad esempio, la Rimini estiva in che cosa si distingue da una fracassona e frenetica città di lavoro? Nelle righe di Musil ci sono due elementi significativi.Da un lato, si riconosce il mistero di ogni persona: c'è qualcosa nel fondo intimo di noi che rimane inesprimibile. Anzi, il più delle volte queste sono le cose più importanti ed è solo nel silenzio che noi le scopriamo e le comunichiamo. D'altro lato, si ha la convinzione che la parola, dono straordinario dell'umanità, è di sua natura rischiosa: può essere una sosta di nebbia che vela anziché svelare, può essere un veicolo di menzogna più che uno strumento di verità e di comunicazione. «Il resto è silenzio», dice l'Amleto di Shakespeare, ed è in questo spazio, da noi sempre più ridotto e semplificato, che si nasconde l'energia per vivere e per dire parole che abbiano senso e verità e che non siano soltanto un suono vuoto, destinato a colmare artificiosamente il vuoto interiore.
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