sabato 26 giugno 2004
Tanto mi ha invaso il desiderio d'amore/ che una fitta nebbia mi oscura gli occhi,/ strappandomi la tenera anima dal petto. Il titolo è esplicito e moderno Tanti baci ci vogliono a baciare (ed. Salani), ma gli autori del libro mi hanno riportato a un passato ricordato da molti lettori con una punta di nostalgia, il tempo del liceo classico. Infatti, un importante poeta contemporaneo, Roberto Mussapi, ha voluto raccogliere un'antologia di poesie d'amore dei classici destinandola però ai "giovani innamorati". Ed effettivamente nei versi di queste pagine si scopre tutta l'iridescenza dei sentimenti, della passione e persino dell'eros che ancor oggi - nonostante la superficialità e il materialismo pratico - gli innamorati vivono. Sopra ho citato alcuni versi di Archiloco, poeta greco del VII sec. a.C., cantore della guerra (che, però, sbeffeggia e smitizza) e dell'amore (che lo tormenta). Qualche tempo fa mi aveva colpito la sofferenza atroce della figlia di miei amici perché era stata malamente abbandonata dal suo fidanzato: si vedeva l'eterna magia ma anche la potenza devastante dell'amore. In lei ritrovavo l'indimenticato distico di un altro poeta classico, il latino Catullo (I sec. a.C.): «Odio e amo. Come accada, mi chiedi./ Non so, ma sento che mi accade e strazia». Ebbene, vorrei che tutti ritornassimo a questa sorgente necessaria per vivere, l'amore. Certo, esso ha volti differenti, tipologie molteplici, gradazioni e finalità diverse. Ma senza amore non si può vivere. Anche se talora ti tormenta e diventa lacerante, l'amore è l'anima stessa dell'esistenza. Avessi pure tutto in beni, scienza e persino fede, ma non avessi l'amore - ammoniva s. Paolo - «non sarei nulla» (1 Corinzi 13, 2).
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