Nella «Vita» di Elisabetta d'Ungheria il canto dell'amore verso il prossimo
domenica 11 novembre 2007
Quella di Santa Elisabetta d'Ungheria è la storia emblematica di una nobildonna medievale che ha vissuto da protagonista la vita del suo tempo, senza mai sottrarsi ai propri doveri e al ruolo che le spettava, ma è innanzitutto la testimonianza di un'esistenza votata totalmente all'amore: per i propri genitori, per il marito, per i figli e in modo particolare per il Signore, a cui rivolgeva continue preghiere e che seppe riconoscere e servire con umiltà nel prossimo, mettendo a disposizione le proprie ricchezze materiali e spirituali per il sollievo degli infelici e dei bisognosi.
Figlia del re d'Ungheria Andrea II "il Gerosolimitano" e della sua prima moglie Gertrude di Andechs (diretta discendente di Carlo Magno), Elisabetta nacque a Pozsony (oggi Bratislava) nel 1207 e ancora bambina venne promessa in matrimonio a Ludovico, figlio ed erede del langravio di Turingia; sposa a quattordici anni, madre a quindici, rimase vedova a venti. A quel punto decise di entrare nel Terz'Ordine Regolare di San Francesco (di cui oggi è patrona) e di ritirarsi presso l'ospedale che aveva fatto costruire a Marburgo, dove si dedicò alla cura dei poveri e dei malati fino al giorno della sua morte, che sopraggiunse il 17 novembre del 1231, quando non aveva ancora compiuto ventiquattro anni.
A questa "Madre Teresa di Calcutta del Medioevo", come è stata recentemente definita, i gruppi vocali e strumentali Ioculatores, Ars Choralis Coeln e Amarcord hanno dedicato il disco intitolato Vita S. Elisabeth (pubblicato da Raumklang e distribuito da Jupiter), ricostruendo i tasselli di un vivace mosaico musicale e devozionale attraverso le documentazioni provenienti da una delle prime biografie di Elisabetta " risalente ai primi anni del Trecento " le cui letture recitate vengono qui intervallate da canti gregoriani, inni, laude e brani ricavati dall'antico Ufficio liturgico dedicato alla Santa (canonizzata da papa Gregorio IX appena quattro anni dopo la sua morte); in una sorta di sacra rappresentazione che celebra la statura morale di una grande donna, mirabile esempio di coraggio, fede e carità, che è passata attraverso le vicende della vita con una sola, incrollabile certezza: «Quando piace a Dio, Lui sa il modo per fare ogni cosa».
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