Nell'enciclica parole severe sulla comunicazione digitale
mercoledì 7 ottobre 2020
LLa firma e la pubblicazione da parte di papa Francesco dell'enciclica Fratelli tutti hanno catalizzato l'attenzione dell'infosfera ecclesiale, guadagnandosi la metà dei post che si potevano leggere in questi giorni. Essa è stata dunque oggetto di un'intensa «comunicazione digitale»: quella stessa alla quale sono dedicati i numeri 42-50 del documento, sotto un titolo grave: «L'illusione della comunicazione». La comunicazione digitale, dice il Papa, manca di pudore e di rispetto per l'altro: «Si vuole mostrare tutto e ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano». Si limita a un'apparenza di socievolezza, dissimulando e amplificando in realtà l'individualismo: «Non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l'umanità». Favorisce e diffonde «forme insolite di aggressività» che non potrebbero esistere «nel contatto corpo a corpo». Facilita «la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio», anche a opera di «persone religiose, non esclusi i cristiani».
Con il suo caratteristico meccanismo di selezione porta a eliminare «le persone o le situazioni che hanno ferito la nostra sensibilità o ci sono risultate sgradite», isolandoci in «un circolo virtuale». Ne risulta «un mondo sordo», la cui frenesia «ci impedisce di ascoltare bene ciò che dice l'altra persona». Ma trasformando tutto «in battute e messaggi rapidi e impazienti si mette in pericolo la struttura basilare di una saggia comunicazione umana». Ci lasciamo inondare da un «cumulo opprimente di informazioni», ma esso «non equivale a maggior saggezza», perché quest'ultima «non si fabbrica con impazienti ricerche in internet». Così «la libertà diventa un'illusione che ci viene venduta e che si confonde con la libertà di navigare davanti a uno schermo». Parole severe: forse tra le più severe che Francesco abbia mai pronunciato a proposito della comunicazione digitale.
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