Nel video del Papa sulla tortura immagini forti come la Passione
domenica 4 giugno 2023
Mentre parlavo dell’ultimo “Video del Papa” (bit.ly/3IWaP2u) con gli studenti del Master in giornalismo dell’Università Cattolica di Milano, lo scorso 31 maggio, qualcuno di loro ha osservato che le immagini che il clip propone sono particolarmente crude. Tale giudizio, provenendo da giovani votati alla comunicazione professionale e comunque abituati, per la generazione a cui appartengono, a vedere “di tutto” sugli schermi dei loro smartphone, mi ha colpito. E mi ha confermato in un presupposto che ho sempre tenuto presente da quando ho visto e commentato, a gennaio 2016, il primo “Video del Papa”: che cioè le immagini, quando ben scelte, siano il valore aggiunto che la “Rete mondiale di preghiera del papa” immette nelle intenzioni mensili indicate da papa Francesco all’Apostolato della preghiera attraverso questi brevi filmati. Quelli prodotti finora sono 90; sono stati visti complessivamente più di 200 milioni di volte su tutte le reti sociali vaticane, tradotti in 23 lingue, presentati dai media in 114 paesi. L’intenzione per il mese di giugno, legata alla prossima Giornata internazionale delle Nazioni Unite a sostegno delle vittime della tortura (26 giugno), è «per l’abolizione della tortura»; di tortura dunque sono le immagini, non di repertorio ma costruite ad hoc, che accompagnano le parole papali, il cui incipit, in italiano, con le mani intrecciate, la voce quasi incrinata, è più che eloquente: «La tortura. Dio mio, la tortura!». Nei suoi primi cinque giorni di diffusione, il video ha già superato su YouTube, nei diversi canali linguistici, le diecimila visualizzazioni, cui vanno aggiunti gli utenti che l’hanno visto su Facebook, Twitter e Instagram. Vi si vedono celle tetre e degradate, prigionieri inginocchiati e incappucciati, oggetti e gesti che rimandano inequivocabilmente agli orrori, tradizionali e «moderni», di questa pratica. Prima e dopo di esse, la scultura di un Cristo con i segni della Passione rende ragione di quanto altrimenti mostrato, ricordandoci che il Dio fatto uomo in cui riponiamo la nostra fede fu sottoposto ad analoghi supplizi e rispondendo, implicitamente, a chi si interrogasse sull’accostamento tra certe immagini “forti” e un’invocazione. «Ma questa non è una novità: pensiamo a come Gesù stesso venne torturato e crocifisso» dice il papa. © riproduzione riservata
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