Nei suggestivi Lieder di Capricornus lo spirito musicale del XVII secolo
domenica 18 marzo 2007
Samuel Friedrich Capricornus (1628-1665) - il cui cognome risulta la latinizzazione dell'originale Blockshorn - fu maestro di cappella a Bratislava, Strasburgo e infine presso la corte di Stoccarda; durante un soggiorno a Roma conobbe Giacomo Carissimi, che fece eseguire i suoi lavori nella Basilica di Sant'Apollinare, e poté beneficiare della «benedizione artistica» impartita dal grande Heinrich Schütz, che lodò la sua musica come «incantevole» e «straordinaria». Chissà quali prospettive di luminosa carriera si sarebbero potute spalancare di fronte al compositore boemo se un tragico destino non ne avesse troncato prematuramente l'esistenza all'età di soli 36 anni. A sua imperitura memoria rimangono comunque le opere che, circostanza davvero eccezionale nel corso del Seicento, continuarono a essere stampate anche dopo la morte del loro autore. A capo dell'ensemble La Chapelle Rhénane, il direttore Benoît Haller ha fermato la sua attenzione su due tra le partiture maggiormente conosciute (cd pubblicato da K617 e distribuito da Ducale); da un lato le «sacre scene» della raccolta Theatrum Musicum, con il loro variopinto universo stilistico e formale, dall'altro la composizione forse più innovativa di Capricornus, i Zwey Lieder von dem Leyden und Tode Jesu, due brani ispirati alla «sofferenza e morte di Gesù» e destinati ad accompagnare il tradizionale «Ufficio delle Tenebre» durante le celebrazioni liturgiche del Triduo pasquale. In entrambi i pezzi il supporto strumentale viene fornito dall'avvolgente tappeto sonoro di un quartetto di viole da gamba, accompagnato da arpa, tiorba e organo; nei Lieder il ruolo dei cantanti solisti spetta a soprano e mezzosoprano, mentre nelle pagine del Theatrum Musicum la sezione vocale comprende controtenore, tenore e basso. Nonostante l'economia delle forze esecutive impiegate, l'esito è davvero sorprendente e si traduce in una sequela di quadri musicali di notevole impatto e suggestione, la cui alta valenza drammaturgica viene amplificata da una lettura più che convincente, a tratti giustamente forzata verso i toni della riflessione e del dolore, come testimonia lo stupendo lied O Traurigkeit, o Herzeleid! (O tristezza, o afflizione!), che da solo vale l'ascolto dell'intero disco.
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