Nei potenti oratori di Hendel le persecuzioni del popolo ebraico
domenica 15 giugno 2003
Alla stessa stregua in cui, per rivestire di parole il proprio pensiero musicale, Mozart si rivolgeva a Lorenzo Da Ponte e Verdi ad Arrigo Boito, per l'infuocata vena compositiva di Georg Friedrich Händel la Bibbia costituiva una stimolante fonte d'ispirazione, un imprescindibile riferimento di alto valore spirituale. Al punto da essere proprio lui, in seguito alla proibizione da parte del vescovo di Londra di mettere in scena soggetti religiosi, il principale artefice dello sviluppo dell'oratorio in lingua inglese; dando così vita a una lunga serie di opere che godono eterna fortuna, come ci dimostrano alcune recenti edizioni discografiche. A partire da Esther, oratorio concepito sull'adattamento realizzato da Jean Racine delle vicende bibliche legate alla persecuzione del popolo ebraico da parte dei Persiani; il direttore inglese Harry Christophers ne ha rispolverato la versione originale del 1718 (2 cd pubblicati da Regis e distribuiti da Milano Dischi), conferendo particolare rilievo all'eleganza di alcune incantevoli arie (come la preghiera della Seconda scena o il duetto finale tra Ester e il re persiano Assuero). Decisamente orientata verso la dimensione epica dell'espressione corale risulta invece l'impeccabile interpretazione guidata da John Eliot Gardiner dello splendido Israel in Egypt (2 cd pubblicati da Philips e distribuiti da Universal Music Italia), un affresco di grande potenza evocativa, diviso in due parti distinte: la prima incentrata sul periodo di schiavitù in Egitto, la seconda interamente occupata dal "Cantico di Mosè", monumentale inno di lode e ringraziamento. Con una lettura invero un po' scolastica, Joachim Carlos Martini si è infine cimentato nell'oratorio Nabal (2 cd pubblicati da Naxos e distribuiti da Ducale), intitolato allo stolto uomo che si ribellò al volere di Davide. Si tratta di un cosiddetto "pasticcio", e come tale occupa un posto del tutto particolare all'interno della produzione sacra händeliana; è infatti una composizione realizzata assemblando brani diversi ricavati dai più disparati lavori - oratori, opere teatrali, anthems, masques e quant'altro - predisposta nel 1764 (cinque anni dopo la morte del compositore) da John Cristopher Smith, il giovane aiutante a cui Händel lasciò in eredità le sue partiture originali.
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