mercoledì 15 marzo 2006
Tre anni su tre brutte traduzioni di poemi antichi (Iliade, Odissea, Eneide). Tre anni su Dante. Neanche un minuto sul Vangelo. Non dite che il Vangelo tocca ai preti. Anche levando il problema religioso, restava il libro da studiare in ogni scuola e in ogni classe" Forse chi ha costruito la scuola Gesù l"aveva un po" in sospetto: troppo amico dei poveri e troppo poco amico della roba.Qualche tempo fa, dopo un mio articolo sul rilievo culturale della Bibbia anche per il mondo "laico" e quindi della necessità della sua conoscenza, a partire dalla scuola, il Gruppo Don Lorenzo Milani di Calenzano mi ha inviato questa citazione dalla famosa Lettera a una professoressa (1967) dell"indimenticato sacerdote fiorentino. La verità di queste parole è indiscutibile perché un po" tutti sappiamo quanto tempo abbiamo investito, nella nostra adolescenza e giovinezza, sui classici. Ed è stato un bene; anzi, se devo parlare per me, è stato un piacere della mente e un godimento della vita.  Ad essere sinceri, oggi purtroppo questo spazio "classico" si sta sempre più rattrappendo perché incombono informatica e inglese, ed è un male. Ma ciò che è ancor più grave è proprio quello che dice don Milani: «Neanche un minuto sul Vangelo». Certo, si dirà che c"è l"ora di religione. Ma il Vangelo è, a prescindere da ogni opzione religiosa, un testo necessario per la cultura di tutti, perché è nell""imprinting" della nostra storia, come lo è la Bibbia nel suo insieme. Oltre tutto sarebbe una sferzata di autentica moralità, di giustizia, di verità, di amore in un mondo così amorfo e amorale, stanco e superficiale. Per noi credenti, il ritorno alla Bibbia, stimolato dal Concilio Vaticano II, deve poi essere una scelta quotidiana perché abbiamo sempre bisogno di una lampada che illumini i nostri passi e di una parola che inquieti e consoli la coscienza.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: