“Music” gradevole, Manson solo un bluff
venerdì 8 dicembre 2017
La montagna ha partorito il topolino. La strombazzata presenza di Marilyn Manson al nuovo Music di Paolo Bonolis (il mercoledì in prima serata su Canale 5) si è risolta in ben poca cosa. Un intervento sicuramente costoso per Mediaset (menomale sono soldi di privati e non del servizio pubblico), ma di scarsissimo valore per chi lo ha seguito da casa. Marilyn Manson è un personaggio controverso, cantante e attore statunitense, nato nel 1969, al secolo Brian Hugh Warner, il cui nome d'arte si ispira all'attrice Marilyn Monroe e al serial killer Charles Manson. Il che è tutto dire. Nei suoi spettacoli e nei testi delle sue canzoni è solito invitare i propri fan all'adorazione del Maligno. Sulla mano ha tatuato il “Sigillo di Lucifero”. Alcuni lo ritengono «l'icona mediatica più conosciuta del satanismo», un «testimonial del male che insegna forme di autolesionismo, aggressività, esoterismo e occultismo». Ad essere sinceri, nell'intervista con Bonolis, Manson è apparso una maschera tragica o comica a seconda dei punti di vista, con un ridicolo trucco da famiglia Addams e un piede inscatolato in un tutore. Complice anche (fortunatamente) la traduzione simultanea, l'intervista è apparsa una saga di sciocchezze. Anche Bonolis ha dato (altrettanto fortunatamente) un contributo all'impressione di fasullo con la consueta ironia al limite della presa in giro. Abbiamo sentito racconti del genere: «Sono Stato una volta in Vaticano. Lì sono stato praticamente aggredito da una donna grassa che mi ha detto “vattene immediatamente”. Volevo comprare qualcosa con l'effige del Papa e poi sono andato da McDonalds». A seguire una serie di amenità tipo «genitali tirati al pubblico...». A un certo punto, durante l'esibizione canora, il signore in questione ha pure sputato e alla fine ha gettato il microfono. Chapeau di fronte a cotanto genio. A salvare la serata ci hanno pensato i soliti “usato sicuro” di casa nostra: da Gianni Morandi a Riccardo Cocciante con il contributo di un Luca Zingaretti in versione cantante tra I migliori anni zeriani e gli Occhi di ragazza dell'eterno ragazzo di Monghidoro (a cui questa volta non perdoniamo di aver postato sui social il selfie con Manson). A completare la serata, tra gli altri, Vittorio Grigolo, Levante e l'immancabile (per Bonolis) Luca Laurenti.
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