Marzo riporta il sereno sui campi
sabato 13 aprile 2013
Se a marzo i prezzi in campagna sono saliti, nello stesso periodo, grosso modo, l'industria alimentare ha dato segnali di vitalità migliori del resto del settore. Timidi elementi positivi che fanno sorridere con prudenza gli agricoltori e la filiera, e che adesso tutti sperano possano essere consolidati.Stando alle ultime indicazioni dell'Ismea, dunque, marzo riporta il segno positivo in campagna dopo le flessioni dei prezzi registrate a inizio anno. L'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti agricoli è cresciuto dell'1,1% su febbraio 2013 e del 10,2% su marzo 2012. Guardando più da vicino i numeri, emerge con chiarezza che il cosiddetto "aggregato delle coltivazioni" ha registrato un +1,4%. E il confronto su base tendenziale si conferma ampiamente positivo per tutte le colture vegetali - mediamente il differenziale con marzo 2012 è del 19% -, con incrementi a due cifre per quasi tutti i settori. Guida i rialzi l'olio di oliva (+40%), che ha recuperato dall'estate scorsa le pesanti flessioni accusate nella prima parte del 2012, a seguire vino e frutta, con incrementi superiori al 27%, ortaggi (+20,6%), sementi (+12,6%) e cereali (+8%). Più varie le situazioni per il comparto zootecnico. Ismea, infatti, segnala incrementi anche del 15% affiancati però da tracolli del -5,6% (come per esempio quelli dei suini); ma l'aggregato zootecnico, nel complesso, avanza dell'1% sul 2012.Sul fronte industriale, poi, la parte alimentare, in controtendenza rispetto all'andamento generale, vede crescere la produzione che fa segnare a febbraio il maggiore aumento tra i diversi settori con un balzo del 3,5% che, stando a Coldiretti, «evita il crollo dell'industria italiana, spinto dalla débacle degli autoveicoli (-16,6%)». Certamente un bel segno di vitalità, soprattutto se si pensa che questa deriva dalla somma algebrica del calo dei consumi interni e dai buoni risultati ottenuti all'estero con un balzo record del 21% nel valore. In questo modo, sarebbe confermata la tendenza del 2012 che ha fatto segnare il record di 31,8 miliardi di euro di fatturato all'estero.Tutto bene, quindi, o quasi. A fare da contraltare a questi "buoni" numeri, infatti, sono alcuni dei problemi atavici dell'agricoltura nostrana. Come quello del degrado e della cementificazione del territorio che colpisce pesantemente anche i campi. L'associazione nazionale Bonifiche e irrigazioni - che ha presentato il suo piano per ridurre il rischio idrogeologico del Paese - ha calcolato che in Italia il consumo del suolo nel periodo 1990-2005 è stato di oltre 244mila ettari all'anno (circa due volte la superficie del Comune di Roma), in pratica oltre 668 ettari al giorno (circa 936 campi da calcio). La morale? Per l'Anbi è ormai prioritario «limitare e compensare l'urbanizzazione del suolo, impedendo l'occupazione di altre aree verdi». Ne va della produzione agricola, quindi alimentare, ma anche della sicurezza dell'ambiente e del territorio. Anche da queste cose passa la crescita dell'agricoltura e dell'agroalimentare nazionali.
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