martedì 3 aprile 2007
 Non temere tanto la morte; temi piuttosto lo squallore della vita.I giorni che sono incastonati nella "settimana santa", e che ora stanno scorrendo, per molti non hanno più un"impronta religiosa: la società in cui siamo immersi non ama essere scossa da temi forti, da memorie serie, da appelli severi. Al massimo si sta programmando l"uscita pasquale dalle città, approfittando di qualche giorno in  più di festa. Abbiamo, allora, voluto riportare la mente almeno dei cristiani a quella realtà che sta al centro dell"attuale settimana, la morte di Cristo. Una realtà severa, che è di solito esorcizzata, nonostante essa si presenti  incessantemente nelle nostre città e nelle case degli uomini.Sì, la morte " sia pure spogliata da un senso religioso " è pur sempre in agguato. Ma oggi la lezione, che ho raccolto da un autore lontano da ogni fede, riguarda la vita. Bertolt Brecht nel dramma La madre (1932), un testo fieramente rivoluzionario e "comunista", ci ricorda una verità che è genuina e anche cristiana: più che temere la morte, bisognerebbe avere ribrezzo per un"esistenza squallida, vuota, insulsa o perversa. Peccare contro la vita non è solo ferirla o ucciderla, ma è anche privarla di senso, colmarla soltanto di cose, narcotizzarla nel piacere egoistico. Proprio per questo la religione cerca di girarti il viso verso realtà evitate, come appunto la vita e la morte, la coscienza del bene e del male, del vero e del falso. Solo così l"esistenza ritrova senso e sapore autentico.
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