Le risorse dei campi di montagna
sabato 8 giugno 2013
L'agricoltura in montagna non è morta. Anzi è più che vitale, ma deve comunque essere sostenuta e rinvigorita. Anche perché il suo ruolo nell'ambito della produzione agricola nazionale ed europea è tutt'altro da trascurare. Servono però attenzioni particolari. A iniziare dall'Europa. A precisare ruolo e numeri dell'agricoltura in montagna ci ha pensato "La vitalità delle montagne europee nella programmazione Ue 2014-2020", una due giorni di studio organizzata a Roma dalla Rete rurale italiana e da Euromontana. Ciò che ne è emerso è confortante. In Europa le aree montane coprono il 18,5% della superficie, con circa due milioni e mezzo di aziende agricole (17,8% del totale). Ben più rilevante la situazione in Italia, dove la superficie montana sale al 47,5% e concentra il 31% delle imprese. Il quadro non cambia se si guarda all'economia visto che, secondo un recente studio della Commissione, il nostro Paese concentra il 30% della produzione agroalimentare europea di montagna.Certo, coltivare e allevare in montagna non è facile. Ma, accanto agli svantaggi produttivi, va anche detto che molte produzioni riescono a spuntare prezzi di mercato più vantaggiosi. Il latte bovino, per esempio, registra un prezzo mediamente più alto del 10%; mentre quello della frutta compie un balzo in avanti pari al 25%. Proprio latte e frutta, fra l'altro, sono due settori in cui la montagna italiana ha una produzione importante a livello europeo: è italiano il 17,5% del latte bovino di montagna, alle spalle della Francia, è il 72% della frutta prodotta dalle montagne europee. Insomma, quella di montagna appare essere un'agricoltura che diventa una risorsa piuttosto che un peso. Lo sa anche l'Europa. Per questo, i regolamenti in discussione a Bruxelles per la futura Politica agricola comune (Pac) prevedono un rafforzamento degli incentivi agli agricoltori che lavorano in montagna. Vi sarebbero più aiuti diretti a ettaro per chi coltiva o alleva in aree montane, mentre un sostanziale aumento delle risorse potrebbe venire dal livellamento dei premi Pac a vantaggio delle zone meno produttive, come appunto quelle montane, che attualmente ricevono sostegni più bassi. Anche per lo Sviluppo rurale (cioè per quelle azioni di aiuto che non vanno direttamente ai mercati agricoli ma al territorio), i nuovi regolamenti comunitari prevedono la possibilità per gli Stati membri di varare programmi specifici, finanziati con un pacchetto di misure finalizzate e risolvere alcune criticità collegate ai singoli territori. Tutto senza contare il contributo che l'agricoltura dà in termini di mantenimento dell'equilibrio ambientale e territoriale delle valli.Rimane il peso del produrre in ambienti non certo sempre favorevoli. Ma probabilmente, il futuro della produzione agroalimentare nazionale passa anche da una forte presenza agricola montana, equilibrata con quella di pianura e capace di fornire qualità e sicurezza alimentare e territoriale.
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