sabato 9 aprile 2005
Signore, la vita assomiglia alle dita di una mano: la sua lunghezza non va oltre quella di una spanna. Ma, al pari di ciascun dito della mano, ogni fase della vita ha la sua caratteristica, ogni età ha la sua bellezza e i suoi compiti. Insegnaci a credere che anche la vecchiaia non manca dei suoi beni perché, attenuando l'impeto delle passioni, consente a ciascuno di cogliere meglio il senso del vivere e raggiungere la sapienza del cuore. Aiutaci a non rassegnarci al tempo che scorre via veloce, ma a valorizzare appieno gli anni che ci restano da vivere.
Così, anni fa, Giovanni Paolo II scriveva da anziano agli anziani, in una lettera che si concludeva appunto con questa preghiera. Una invocazione a Dio che vale ora per tutti noi che rimaniamo nell'orizzonte della storia e del tempo. Suggestiva è l'immagine delle dita di una mano. Esse, prima di ogni altra cosa, ci ricordano la brevità della vita, quand'anche tanti fossero gli anni: «Rivelami, Signore, la mia fine; qualsiasi sia la misura dei miei giorni e saprò quanto breve è la mia vita. Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni, la mia esistenza davanti a te è un nulla» (Salmo 39, 5-6).Ma il Papa ci ammoniva anche che la diversità e l'importanza delle singole vite è una parabola della varietà e del significato di ogni stagione dell'esistenza, purché sia vissuta in intensità. Ecco, allora, l'appello finale che deve penetrare nel cuore di tutti, mentre noi continuiamo il nostro itinerario terreno: «Valorizzare appieno gli anni che ci restano da vivere». È ciò che lui ha testimoniato in modo luminoso durante la sua esistenza e che ora lascia a noi come eredità di vita, di coraggio, di impegno gioioso.
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