Le cose importanti da insegnare in famiglia, a scuola e in chiesa
venerdì 30 agosto 2019
L'ultimo post di Andrea Gironda ( bit.ly/325NwLE ), insegnante di religione nella scuola primaria, fa l'elogio dell'«armadio dell'insegnante». Sul blog "Bibbia giovane" lo descrive infatti come «una piccola casa in miniatura» nella quale maestre e maestri non solo tengono gli strumenti necessari all'attività didattica corrente, ma anche «conservano» tutto il loro patrimonio di educatori. Doveva essere molto capiente quello di Marisa Abbondanzieri, della quale due anni fa – al momento della pensione dopo 42 anni di servizio – ha riferito sul suo blog Concita De Gregorio. Bene ha fatto dunque Alessandra Bialetti a rilanciare sul blog di Mauro Leonardi ( bit.ly/2ZytR9F ) i «piccoli consigli per un grande progetto» con i quali questa maestra si era congedata dalla sua ultima classe. Convinta che il suo «è il mestiere più bello del mondo», selezionava tra tutte quelle insegnate nella lunga carriera «sei cose» da lei giudicate «molto importanti», tra le quali sottolineo: «Non dimenticate: le parole e il loro significato sono importanti e hanno un grande potere». Per essere alle soglie della pensione, la maestra ha infatti conservato un linguaggio molto fresco, tale da adattarsi anche alla comunicazione digitale, ma senza quelle ridondanze che tanto spesso la rendono tediosa. Di Marisa Abbondanzieri il web qualcos'altro racconta della vita politica – per più di un decennio è stata sindaca e deputata – meno di quella professionale e nulla della vita spirituale. Ma nel secondo dei suoi sei insegnamenti, «Sappiate dire buongiorno, per piacere, grazie e scusa: sarete sempre persone migliori», mi piace cogliere l'eco di un altro magistero, quello di papa Francesco. Se infatti il «buongiorno» (o «buonasera») è diventato uno dei distintivi della sua immediatezza comunicativa, tutti ricorderanno anche che, in uno dei passaggi più semplici e insistiti della sua catechesi familiare, il Papa suggerisce di proteggere e alimentare l'amore dicendo: «permesso», «grazie» e «scusa».
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