domenica 22 febbraio 2004
Quando i tuoi amici cominciano a complimentarsi con te per la tua aria giovanile, puoi star certo che pensano che stai invecchiando. Che ormai stia invecchiando, lo capisco dal fatto che, quando ci si incontra tra amici, la prima battuta che ci scambiamo è sempre la stessa: «Come ti trovo bene!». Qualcuno arriva al punto di dire all'altro: «Ma tu ringiovanisci, invece di invecchiare». Ho pensato a questo fatto abbastanza scontato e l'ho formalizzato con le parole di uno scrittore che può essere considerato il padre della letteratura umoristica americana, Washington Irving, nato a New York nel 1783 e morto nel 1859 (la citazione è desunta dalla sua opera Bracebridge Hall). La sua osservazione mi induce, però, a non parlare tanto della vecchiaia quanto delle convenzioni.
Ci sono, infatti, espressioni, modi di dire e di fare che fanno parte della nostra comunicazione normale e che vengono adottati per tradizione o, spesso, per educazione e stile comportamentale. Si sa che non rappresentano la realtà, ma sono destinati a fungere quasi da tappeto per far correre i rapporti umani. In qualche caso, però, si può essere tentati di aggrapparsi ad essi e di ritenerli fondati: così, da un lato, in chi li usa si ha ipocrisia e, d'altro lato, in chi li accoglie si genera illusione. Pensiamo al rituale dei complimenti, delle congratulazioni, delle lodi. Tuttavia, vogliamo spezzare una lancia a favore delle convenzioni: dopo tutto, ci assicurano relazioni interpersonali un po' fini ed eleganti, prive di quella volgarità e sbracataggine a cui oggi si ama indulgere. Certo è però che, con realismo, non ci si deve affidare come a un unico sostegno per avere fiducia in sé e nel prossimo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: