Le bollicine italiane vedono la ripresa
domenica 5 dicembre 2021
Tutti in attesa dell'anno che verrà, ma anche della fine di questo. Sono così i produttori di spumanti italiani, i detentori di uno dei comparti più preziosi dell'agroalimentare nazionale, tartassato anch'esso dalla congiuntura ma non per questo meno combattivo. Nell'ambiente circolano già i primi numeri. Che paiono positivi. Anche se tutti sono concordi su un punto: tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro. Ad azzardare (con giudizio) le prime previsioni è l'Osservatorio economico vini e spumanti (Ovse), struttura attiva dal 1991 fondata all'Università Cattolica di Piacenza: in una prima nota stima un aumento del volume di acquisti sul 2020 del 14-17% per vini e spumanti, in particolare per consumi in casa e regali, mentre il fuori casa sembra assestarsi su un +9-11%. Certo, nulla a che vedere ancora con i livelli del 2019, ma si tratta comunque di buoni segnali di ripresa. «Mancheranno all'appello ancora 6 milioni di bottiglie di bollicine rispetto al 2019», dicono però all'Ovse. Le stime parlano comunque di 67-68 milioni di bottiglie di spumanti italiani per una spesa di 610-620 milioni di euro. Per contro, pare saranno solo due milioni i tappi di champagne (un calo del 27% rispetto al 2019 e del 16% rispetto al 2020). Meglio dovrebbe andare in giro per il mondo. Sempre l'Ovse spiega che «il consumo di fine anno di vini e bollicine tricolori è da record». I numeri indicano un +11-13% sul 2020 e un +3-5% sul 2019. Gran successo, dunque per le etichette italiane, soprattutto perché, viene fatto notare, per il primo anno dopo decenni, volumi e valori crescono di pari passo, anzi va meglio per i valori. «Il giro di affari al consumo nei fatidici 28 giorni – dice quindi Ovse –, per le sole bollicine, raggiunge il nuovo record di 4,62 miliardi di dollari globale. Da qui la previsione di un valore delle esportazioni per tutto l'anno che potrebbe arrivare a sfiorare i sette miliardi di euro. Tutto bene, quindi. Ma non troppo. Anche per il comparto degli spumanti, così come per quello dei vini, gli osservatori avvertono il rischio dei rincari delle materie prime. Giampietro Comolli, presidente di Ovse, non ha dubbi: «Finiti gli ordini del 2021, già entro l'anno, le case vinicole sono propense ad alzare i listini proprio a causa dei costi delle materie prime e della ripresa dell'inflazione. Si tratta di un tema nevralgico per il 2022. Anche se per ora c'è una grande sensibilità dei produttori ad aspettare il dopo-festività». Insomma, le bollicine nazionali vincono sempre, ma il primato va difeso con attenzione.
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