martedì 14 novembre 2006
Non è difficile essere stupidi: la storia è piena di esempi incoraggianti. Sono sicuro di aver usato una volta, alcuni anni fa, per proporre una riflessione un po' sbarazzina un testo altrettanto sbarazzino di un paludato cattedratico di storia (aveva insegnato anche nella prestigiosa università americana di Berkeley), il prof. Carlo M. Cipolla. Il titolo del libretto era un programma, Le leggi fondamentali della stupidità umana, colmo di considerazioni esilaranti eppure serie, come questa - un po' consolatoria - che cito a memoria: «Ho una piccola speranza: sono cosciente di quanto sono e sono stato stupido. Questo, però, mi indica che non sono completamente stupido». Questa divagazione su un tema sempre di attualità mi è venuta in mente ascoltando un amico che è studioso del grande scrittore praghese Franz Kafka: mi stava, infatti, dicendo che questo autore geniale aveva un certo ribrezzo per la stoltezza ed era una volta sbottato nella frase che sopra ho citato. Con tutte le cautele del caso (come dicevo, abbiamo un po' tutti il cervello qua e là inzaccherato di stupidità), l'idiozia è una presenza da denunciare con coraggio, soprattutto quando si ammanta di sapienza fasulla. Lo stupido genuino e ruspante è, infatti, meno pericoloso dello sciocco arrogante e sprezzante, che avanza impavido e minaccioso. Chiediamo, comunque, a Dio di tenerci la mano sul capo perché non abbiamo a ingrossare quella fila di «esempi incoraggianti» a cui accennava Kafka. Soprattutto stiamo attenti a certe sicurezze boriose e tronfie perché spesso sono la frontiera dell'imbecillità.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: