domenica 23 aprile 2006
La verità, se esiste, non la si può gonfiare. Nella verità non ci possono essere sfumature. Nella mezza verità o nella menzogna, invece, tantissime. Non avrei mai conosciuto neppure l'esistenza dello scrittore spagnolo Pio Baroja (1872-1956) se non mi fosse capitato di incontrare qualche tempo fa in treno un giovane sudamericano che vive in Italia, col quale attaccai discorso vedendo che leggeva un libro intitolato Cammino di perfezione. L'equivoco in cui caddi era facile: pensavo che si trattasse della famosa opera omonima di s. Teresa d'Avila, mentre era il titolo di un'opera pubblicata nel 1902 da Baroja. Ho, comunque, scoperto in questo autore inquieto e contraddittorio una frase che oggi propongo e che merita una riflessione. Essa riguarda la purezza assoluta della verità, contro l'illusione di chi crede nella possibilità di adattarla ai propri interessi, plasmandola, gonfiandola, sfumandola. La verità, come diceva Gandhi, è simile a un diamante: avrà, sì, varie facce ma è sempre una sola, netta e nitida, non passibile di contraffazione o di manipolazione. Diverso è il caso ovviamente della menzogna, realtà fluida e ingannevole; ma differente è anche la situazione della «mezza verità», basata su quell'ambiguo dire e non dire che tenta di salvare capra e cavoli. È, questa, una pratica molto diffusa, che ha certi vantaggi personali: da un lato, ti pare di salvare la coscienza e, d'altro lato, ottieni risultati utili per il tuo interesse. La nuda veritas, invece, come la chiamava Orazio, si regge sul famoso detto evangelico: «Sia il vostro parlare, sì, sì; no, no, perché il di più viene dal maligno» (Matteo 5, 37). La verità vera non ammette né il troppo né il poco, ma solo la realtà autentica nella sua integrità e pienezza. E spesso costa e penalizza, esige coraggio e rigore.
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