La forza splendida di una ragazza italiana
mercoledì 24 luglio 2019
Seicentocinquantotto centimetri: certe volte la felicità si può misurare! Dopo il salto (in lungo) che l'ha incoronata campionessa europea under 20, salta di felicità Larissa Iapichino, meravigliosa atleta nel fulgore dei suoi diciassette anni. Figlia d'arte, già, la genetica non è un'opinione. La mamma si chiama Fiona May (campionessa come lei, trentadue anni prima, per la Gran Bretagna), il papà Gianni Iapichino, che fu primatista azzurro nel salto con l'asta. Predestinata? No, credetemi. Certamente essere figlia di due grandi atleti non fa male, ma la storia di Larissa racconta che il talento e la qualità genetica nello sport non basta, tanto meno nella disciplina regina degli sport, l'atletica leggera. La vera lezione che Larissa ha imparato dai suoi genitori è che lo sport non ti regala nulla. L'aveva raccontato proprio lei, un mese fa, sulle pagine di "Avvenire": «Ho sempre voluto evitare il confronto con i miei genitori, così ho fatto otto anni di ginnastica artistica». Il colpo di fulmine con l'atletica arriva solo quattro anni fa e, in così poco tempo, conduce a risultati pazzeschi.
Che carattere questi ragazzi della Generazione Z! Gente nata e cresciuta nel mondo dei social media, dell'azzeramento della fatica, del surfare sul web (muoversi, dunque, per traiettorie superficiali) e non dell'approfondire. Insomma, ragazze e ragazzi che sono lontani anni luce dai modelli con cui siamo cresciuti noi, signori di mezz'età, e che, proprio per questo, sapranno gestire molto meglio di noi tutte le sfide del futuro. Ci sono tanti segnali per i quali vale la pena di essere ottimisti: questi ragazzi, per esempio, ci stanno insegnando la reale emergenza dei cambiamenti climatici e la capacità di stare al mondo in una società segnata dalla bellezza delle differenze, dall'annullamento dei confini, dalla libertà di movimento e di pensiero. Ci stanno insegnando, proprio loro, la bellezza di quelle contaminazioni narrate da Primo Levi nel suo profetico racconto Zinco, pubblicato ne Il Sistema Periodico.
«Sulle dispense stava scritto un dettaglio che alla prima lettura mi era sfuggito – scrive Primo Levi, ricordando i suoi studi di chimica – e cioè che il così tenero e delicato zinco, così arrendevole davanti agli acidi, che se ne fanno un solo boccone, si comporta invece in modo assai diverso quando è molto puro: allora resiste ostinatamente all'attacco. Se ne potevano trarre due conseguenze filosofiche tra loro contrastanti: l'elogio della purezza, che protegge dal male come un usbergo; l'elogio dell'impurezza, che dà adito ai mutamenti, cioè alla vita. Scartai la prima, disgustosamente moralistica, e mi attardai a considerare la seconda, che mi era più congeniale. Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape».
Perché la vita viva servono storie come quella di Larissa Iapichino, bellissima ragazza dalla pelle di ebano che parla con uno spiccatissimo accento toscano, che sorride felice e salta lontanissimo, nel futuro. Un futuro fatto di uomini e donne capaci di non guardare alle differenze come a una minaccia, di prendersi cura di questo pianeta molto meglio di come noi abbiamo fatto, di usare la rivoluzione digitale come uno strumento di conoscenza e non come un gigantesco magazzino di sciocchezze, pettegolezzi e rabbia. Non ci sono dubbi: il futuro sarà molto meglio del presente, non appena saremo capaci di lasciare spazio a questi ragazzi capaci di diventare adulti nonostante il nostro esempio. Noi che stupidamente ci consideriamo puri, loro meravigliosamente capaci di esporsi alle contaminazioni. Noi superbi e arrabbiati, loro modesti e sorridenti. Noi fragili, loro antifragili.
Quante cose ci si scopre a pensare, guardano la fotografia di una splendida ragazza italiana, che ride felice, abbracciata al nostro tricolore.
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