martedì 1 giugno 2004
Su una pista di terra rossa del Benin ho sperimentato che ci si può vergognare a mangiare il pane da soli. Stavo con alcuni missionari", non avevamo ancora finito di scartocciare le provviste che vedemmo appoggiarsi sui finestroni abbassati del fuoristrada inequivocabili, nere falangi. Decine di ragazzi nudi. Formiche richiamate dal segnale rappresentato dalle briciole. Non dicevano niente. Non chiedevano nulla. Semplicemente ti guardavano, con rispetto e stupore, addentare il pane.È impressionante ed efficace questa scena descritta da Alessandro Pronzato, noto sacerdote e autore spirituale, nel libro Piccoli passi verso l'uomo (Gribaudi). E' il ritratto di una vergogna che ormai non conosciamo più, anche perché cerchiamo di guardare dall'altra parte quando ci imbattiamo nelle nostre opulente città con gente affamata. Forse, in Africa o in Asia, di fronte a quei volti smunti e silenziosi, a quegli occhi protesi verso il miraggio del pane, potremmo provare qualche fastidio o rimorso. Ma ci penserebbero subito gli operatori turistici a farci evitare questi spiacevoli incontri"Può capitare che il telegiornale faccia balenare per pochi minuti il dramma della fame nel mondo, con quelle mani scheletriche, quegli occhi lucidi, quei corpi rinsecchiti. Ma subito dopo, ecco il servizio sulla moda, con bellezze statuarie, scenari superbi, cene sontuose, mondanità eccitanti. Ciò che è terribile è appunto la nostra capacità di rimuovere ogni elemento di inquietudine per immergerci nella festa, nel consumo, nello spreco, con allegra indifferenza. Anzi, chi ci ricorda quelle "falangi nere" e scarne che s'aggrappano al nostro benessere, sembra che voglia solo rovinarci la festa"
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