A 22 anni, con un budget di 150 euro, ha creato la sua prima start up, una piattaforma per la formazione online dei giovani. Oggi, a 42, progetta interventi per trasformare le donne in imprenditrici nel Paese più misogino del mondo, l’Afghanistan. Selene Biffi è una brianzola sorridente, con grandi occhi chiari: una laurea alla Bocconi a cui si aggiunge una grande creatività, necessaria per aggirare gli ostacoli che si pongono tra il dire e il fare.
In Afghanistan Selene ha vissuto per diversi periodi della sua vita. Prima nel 2009 come volontaria delle Nazioni Unite, poi dal 2013 al 2020, quando nella capitale Kabul ha fondato l’accademia Qessa per cantastorie, dove si formavano i ragazzi al recupero -anche questo in chiave imprenditoriale - della tradizione afghana della narrazione e della poesia. Da inizio 2021 a fine 2022, proprio mentre i taleban riconquistavano il Paese, ha lavorato per la ricostruzione economica per conto di un’agenzia dell’Onu. «Ho scelto di essere una imprenditrice sociale, cioè di lavorare per fare crescere la società», racconta dalla sua casa in Brianza in una tappa di passaggio dall’Afghanistan. Oggi lo fa attraverso l’associazione che ha costituito, She Works for Peace: studia e realizza progetti per favorire la piccola imprenditoria femminile. Così alla fine del 2023 ha “inventato” un centralino telefonico per supportare le donne nei loro piccoli business, che ha risposto a oltre 11 mila chiamate da tutte le 34 province afghane.
Si chiama Bale Khanom, Pronto signora in lingua dari, ed è finanziato («Forse rifinanziato, incrociamo le dita») dal Fondo di Beneficenza di Banca Intesa. «Chiedevano cose che per noi sembrano semplici, ma per loro non lo sono affatto, come farsi pubblicità attraverso Instagram, trovare nuovi mercati o calcolare i prezzi dei prodotti», racconta Selene. Le donne in Afghanistan hanno una vita molto limitata, non possono affrontare viaggi da sole, possono lavorare solo in alcuni settori produttivi e preferibilmente da casa. «Molte si improvvisano imprenditrici perché non hanno di che sfamare i figli ma hanno un disperato bisogno di formazione e di supporto».

Selene Biffi - Per gentile concessione di Selene Biffi
Creatività, dicevamo: ed ecco che nella capitale di un Paese in cui l’85 per cento della popolazione sopravvive con meno di 1 dollaro al giorno, è nata anche Abzar, una biblioteca degli attrezzi finanziata da Rotary dove le donne possono prendere in prestito ciò che serve: telai, macchine per cucire, utensili. «Perché ci sono molte istituzioni che offrono corsi di cucito o tessitura, ma poi le donne non hanno il denaro nemmeno per comprarsi gli aghi». Così con il progetto Green Rooms (stanze verdi), finanziato dalla Fondazione Marcegaglia, le donne sono state formate all’agricoltura idroponica semplificata, ricevendo non solo formazione ma anche l’attrezzatura per la trasformazione alimentare. In queste settimane per le strade di Kabul gira un pulmino bianco («L’ho comprato di terza mano e l’ho fatto mettere a posto… ») finanziato da Otb Foundation: nei quartieri toccati dal percorso, le donne salgono a bordo e ricevono informazioni su come avviare o far crescere un’attività. Con budget ridotti si ottengono grandissimi risultati, purché si eserciti la fantasia e non ci si perda d’animo di fronte alle difficoltà. Molti altri sono i progetti che Selene Biffi, che ha già collezionato 60 premi e riconoscimenti in Italia e all’estero, ha avviato in Afghanistan o sta immaginando per i prossimi mesi mentre va alla ricerca di finanziatori.
«Da poco è attivo Sehat Sisters che in lingua dari significa Salute delle sorelle. Con il supporto dall’Italia di Synlab, abbiamo reclutato alcune dottoresse afghane, le abbiamo equipaggiate con macchinari per la diagnostica portatile come le ecografie e le Ecg. Fanno visite e test gratuiti a domicilio per le ragazze e le donne nei quartieri più poveri della città».
Per Selene lavorare per fare la differenza è una vocazione nata in casa, osservando i suoi genitori, piccoli commercianti, impiegare il loro tempo libero e i loro risparmi in innumerevoli viaggi in India per costruire una clinica e una scuola gratuite per le famiglie più povere di Varanasi. «Di fronte alle diseguaglianze si può alzare le spalle e pensare che non ci possiamo fare nulla, oppure tentare di cambiare quel pezzetto di realtà che non ci piace». Selene ha scelto la seconda strada.© riproduzione riservata