giovedì 6 giugno 2002
La casa è l"uomo; ovvero «dimmi come abiti e ti dirò chi sei"» Questo e non altro è, nella sua ragione più profonda, la casa: una proiezione dell"io; e l"arredamento non è che una forma indiretta di culto dell"io. Lo scrittore francese Victor Hugo affermava: «Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l"inquilino». Questa idea è sviluppata dal critico Mario Praz (1896-1982), nel saggio La filosofia dell"arredamento. Da quest"opera abbiamo estratto alcune righe per fare due riflessioni molto semplici. La prima è scontata: il cattivo gusto non ha limiti e le case di certi arricchiti ne sono la testimonianza parlante. Ma anche gli appartamenti delle persone semplici, col crescere impetuoso della volgarità e dei luoghi comuni pubblicitari, sono altrettanto squallidi non a causa degli eventuali arredi poveri bensì per gli oggetti brutti (magari anche costosi) che li popolano. Ricordo le case modeste della mia infanzia in campagna: quanta nobiltà avevano quei canterani e quelle madie! Quanto affascinanti erano i camini con la batteria degli utensili di rame! Come può un ragazzo avere gusto quando vive in spazi tristi e volgari? È anche per questo che non si ha più nessun rispetto per le città: i palazzi storici sfregiati da graffiti sono il simbolo della bruttura che è penetrata nel cuore e nella mente. Inoltre, chi non ha casa non può esprimere se stesso e così vive umiliato. Le giovani coppie che non possono sposarsi per carenza di alloggi economicamente accessibili sono emblema di un disagio profondo e sono un"offesa alla dignità della persona.
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