La 7: “Lingo”, l’utilità dei giochi di parole
giovedì 29 dicembre 2022
Giocare in tv con le parole è sempre un modo per tener viva l’attenzione sulla lingua italiana. Ben venga, dunque, anche l’ultimo telequiz, o game show che dir si voglia, approdato sui nostri teleschermi: Lingo - Parole in gioco, tutti i giorni alle 18,45 su La 7. Il format, in realtà, ha in Italia una storia trentennale e una ancora più lunga negli Stati Uniti dov’è nato. La prima versione nostrana fu affidata a Tiberio Timperi nel 1992 su Canale 5. L’ultima, con il titolo Una parola di troppo, l’ha presentata Giancarlo Magalli un anno fa su Rai 2. Su La 7 viene proposta per la prima volta nell’adattamento di Stand by me con la spigliata conduzione di Caterina Balivo. Ma la storia conta poco. L’importante è che il format funzioni. E Lingo, nella sua semplicità, funziona. Praticamente tre coppie di concorrenti si sfidano nell’indovinare delle parole di cui vengono fornite alcune lettere e il numero complessivo, oppure nel ricomporre una parola di senso compiuto risistemando nel giusto ordine lettere messe a caso. In questa settimana natalizia si stanno sfidando i campioni della prima fase avviata a metà settembre scorso. Il fatto che i giochi siano semplici è fondamentale per il coinvolgimento del pubblico a casa, che è l’obiettivo di tutti i programmi del genere, che si basano, anche questo va detto, più sull’intuito, sulla memoria visiva, sulle capacità enigmistiche, al massimo sul nozionismo, ma non certo sulla cultura come può invece succedere in altri programmi che si occupano di parole senza essere game show. Pensiamo al mitico Parola mia di Luciano Rispoli, ma anche al più recente Le parole per dirlo. In Lingo un pizzico di cultura ce la mette un giovane esperto della lingua italiana, lo scrittore Simone Tempia, che ogni tanto spiega l’origine e i segreti delle parole. © riproduzione riservata
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