L’infosfera ecclesiale custodisce la memoria di padre Hamel
domenica 11 dicembre 2022
In due post pressoché contemporanei, ma che prendono le mosse da questioni diverse tra loro, trovo citato padre Jacques Hamel, il sacerdote francese di 85 anni barbaramente ucciso da due giovani affiliati al Daesh il 26 luglio 2016, ai piedi dell’altare della sua chiesa parrocchiale presso Rouen. Lorenzo Prezzi, su “Settimananews” ( bit.ly/3Fkakwj ), trae spunto dalla decisione del vescovo di Coira (Svizzera) J.M. Bonnemain di non nominare più un esorcista diocesano per produrre un rapido ma esauriente excursus sulle continuità e discontinuità che attraversano la Chiesa sul tema dell’esorcismo. Protagonista della parte finale del post è, appunto, il martirio di padre Hamel, come caso particolare contemporaneo in cui il riferimento al Maligno e all’esorcismo è emerso con forza. «La crudeltà dell’uccisione per sgozzamento – scrive Prezzi – è connessa alla domanda di apostasia. Alle parole dei suoi uccisori (“I cristiani sono nemici dei musulmani, un ostacolo all’islamizzazione del mondo”), la vittima ha risposto riconoscendo il vero attore del delitto: “Satana vattene! Vattene Satana!”. Parole che hanno un chiaro senso esorcistico». Il post di Giovanni Marcotullio su “Aleteia” ( bit.ly/3UKj4ld ) è invece suscitato dalla domanda di un lettore a proposito dell’opportunità, trovandosi per lavoro in un Paese «dove la professione della religione cattolica non è vista di buon occhio», di esporsi, andando a Messa la domenica, al rischio di violenze e attentati. La risposta di Marcotullio, che spazia tra teologia, storia e cronaca, sfocia in un’indicazione che non si regge tanto sull’obbligo di esporsi al martirio, quanto su una controdomanda: «Sei in una città in cui hai dei fratelli, che rischiano la vita per la tua stessa fede, e non sei desideroso di conoscerli e di spezzare con loro il pane?». Ma in apertura della sua riflessione l’autore pone l’icona di padre Hamel martire, «con la gola aperta, ma ritto come l’Agnello dell’Apocalisse», a dire «l’irriducibile maestà della confessione martiriale». Mi ha colpito, a distanza di più di sei anni dai fatti e senza alcun aggancio offerto dalle cronache, incontrarmi nuovamente in Rete con l’altissima testimonianza di padre Hamel. L’infosfera ecclesiale si mostra, talvolta, capace di custodire le memorie più preziose. © riproduzione riservata
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