venerdì 21 luglio 2017
Il gioco delle ricorrenze è largamente praticato da tutti i giornali – un riempitivo utilissimo – ma è anche un'occasione per riportare nel discorso collettivo, oggi così povero, figure e idee sulle quali ogni generazione dovrebbe tornare a riflettere. Una delle ricorrenze più dimenticate di quest'anno è stata la tragica morte di Camillo Berneri, grande figura di anarchico, autore di scritti ancora illuminanti e validissimi sulla liberazione della donna, sul socialismo libertario contrapposto a quello autoritario e sovietico, sugli “ebrei antisemiti”, sulla “operaiolatria” marxista che esclude il valore della rivolta dei contadini e degli artigiani e degli impiegati eccetera. (Ne feci tanti anni fa una breve selezione per le edizioni e/o servendomi come titolo di quello molto significativo di un suo saggio, Umanesimo e anarchismo). Berneri andò volontario in Spagna dopo il golpe franchista e fu ucciso dagli stalinisti nelle tragiche giornate del maggio 1937, ottant'anni fa, negli stessi giorni in cui vennero uccisi anche tanti militanti del partito comunista antistalinista, il Poum (tra i maggiori responsabili di quelle morti ci furono senz'altro alti dirigenti del Partito comunista italiano). Si ha di solito dell'anarchismo e del libertarismo un'immagine distorta, che solo in piccola parte è giustificata dalla mediocrità esibizionista di tanti giovani che si proclamano anarchici, e si dimentica facilmente il grande contributo di idee di Kropotkin (si rilegga la sua corrispondenza con Darwin: la sua insistenza sulla presenza nell'umanità e nel mondo animale della spinta alla solidarietà e al “mutuo soccorso” e non solo all'egoismo) e di Malatesta, anarchici umanisti, per l'appunto, e il secondo che rivendicava nel pensiero anarchico il grande valore dell'insegnamento cristiano, ma a me viene in mente un aureo libretto di un grande studioso francese di storia della tecnica e di tanto d'altro, di fede protestante, Jacques Ellul: Anarchia e cristianesimo, in italiano presso le edizioni Eleuthera. Un confronto esemplare, affascinante. Grande figura quella di Ellul, poco nota da noi. Egli fu, tra l'altro, amico di Guy Debord e collaborò con lui all'elaborazione delle tesi situazioniste, ma Debord gli rifiutò di far parte del movimento solo perché Ellul era un credente! Di fronte al sistema di potere attuale, globale e tremendamente efficace nella repressione delle più belle aspirazioni dell'uomo sia sul fronte della post-modernità che su quello della nuova barbarie, dovrebbero entrare nelle nostre letture anche questi autori, fuori da ogni pregiudizio e nella linea di una indispensabile apertura a tutti “gli uomini di buona volontà”.
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