giovedì 31 gennaio 2008
IV Domenica
del Tempo Ordinario - Anno A

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».


È un Vangelo che ogni volta ci fa pensosi e ci lascia disarmati. Non c'è prova o garanzia per queste affermazioni, sono come una nuvola di canto che seduce e riaccende la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia. Un tutt'altro modo di essere uomini.
Hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia: le sentiamo vere e affidabili, difficili eppure amiche. Non sanciscono nuovi precetti, ma sono l'annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore. Che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità.
Ci assicurano che il senso della vita è, e non può che essere, una ricerca di felicità. Che i misteriosi legislatori del mondo sono i giusti, che i tessitori segreti del meglio sono i poveri.
Se accogli le beatitudini, la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio. Che non è imparziale, ha un debole per i deboli, incomincia dalle periferie della storia, ha scelto ciò che nel mondo è povero e malato per cambiare radicalmente il mondo, per fare una storia che avanzi non per le vittorie della forza, ma per seminagioni di giustizia e raccolti di pace.
Sono detti beati i poveri, non la povertà. Sono beati gli uomini, non le situazioni. Dio è con i poveri contro la povertà. Beati quelli che sono nel pianto: Dio è dalla parte di chi piange, ma non dalla parte del dolore. È la beatitudine più paradossale: felice chi non è felice. Ma non perché la felicità si trovi nel piangere, ma perché accade una cosa nuova: «In piedi, voi che piangete, avanti: Dio cammina con voi, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre futuro». Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: «Il Signore è con te».
Dio è con te, nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio. Nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza. Come per i discepoli, colti di notte dalla burrasca sul lago: lui è lì, nella forza dei rematori che non si arrendono, nelle braccia salde del timoniere, negli occhi della vedetta che scruta la riva e cerca l'aurora.
Beati i misericordiosi: sono gli unici che nel futuro troveranno ciò che hanno già, la misericordia. Essa è qualcosa che si porta con sé per sempre, bagaglio per il viaggio eterno, equipaggiamento e sigillo d'eternità posto su tutta la lunghezza del tempo.
(Letture: Sofonia 2,3; 3,12-13; Salmo 145; 1 Corinzi 1,26-31; Matteo 5,1-12a.)
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