L'antisemitismo telematico: proteggersi si può e si deve
mercoledì 10 febbraio 2021
Il Segretariato Attività Ecumeniche (Sae), associazione interconfessionale di laiche e laici per l'ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano, lo ha definito «antisemitismo telematico». Domenica 7 febbraio, insieme alla Comunità evangelica luterana e al Beit Venezia Casa della Cultura Ebraica, il Sae di Venezia aveva organizzato un incontro a distanza in memoria di Amos Luzzatto, ma lo si è dovuto interrompere quando, «per via telematica e coperti dall'anonimato, degli hacker hanno immesso in rete immagini di Hitler, bestemmie, slogan antisemiti, scene porno e varie altre forme di disturbo», racconta il Sae nel comunicato pubblicato sul suo sito ( bit.ly/3tGKHzb ) e ripreso, nell'infosfera ecclesiale, da "Riforma.it" ( bit.ly/2Z3mS6C ) e da "Re-blog" ( bit.ly/3jCJm7Z ). Il testo è tutto centrato, a partire da un celebre passo di Primo Levi, sulla «vergogna per il fatto che "la nostra volontà sia stata scarsa o nulla e non abbia valso a difesa". Avvertiamo acutamente il fallimento, sia pure parziale, dell'impegno formativo presente nella parte migliore della società italiana». Episodi di violenza e di antisemitismo proliferano in tutta Europa e non sorprende che la Rete, con le sue connaturate caratteristiche di apertura, vi sia particolarmente esposta, soprattutto nelle riunioni a distanza divenute popolari da un anno a questa parte. E con modalità nelle quali è difficile distinguere la consapevole matrice ideologica dal comune teppismo: fenomeno noto come Zoombombing, mi spiega il collega Gigio Rancilio che conosce le mille vite digitali. Si comprende dunque che lo stesso Sae riporti «l'imbarazzo degli organizzatori per non aver innalzato barriere telematiche sufficientemente selettive», pur nella consapevolezza che difendersi significa diffidare del prossimo. Proteggersi non è neppure difficile; non farlo e «rintanarsi in piccoli circoli amicali» significherebbe «cedere alla violenza, e ciò», conclude il Sae, «sarebbe una contraddizione ancora maggiore rispetto al nostro comune impegno».
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