L'amore familiare di “Rocco Chinnici”
giovedì 25 gennaio 2018
Il 29 luglio 1983, con un'autobomba in via Pipitone Federico a Palermo, la mafia uccide il giudice Rocco Chinnici, gli uomini della sua scorta e il portiere del palazzo dove il magistrato viveva. Ormai tutte le fiction del genere partono dalla fine, dal dato di fatto, per poi tornare indietro con un lungo flashback che rilegge e interpreta quello che è accaduto prima. È un modo per ricostruire una storia non tanto sulla cronaca, quanto sulle doti umane e sui sentimenti dei protagonisti. Anche nel caso specifico di Rocco Chinnici (martedì in prima serata su Rai 1), i fatti vengono rivisti con gli occhi e con l'amore della figlia del giudice assassinato: Caterina, dal cui libro, È così lieve il tuo bacio sulla fronte (Mondadori), è tratto il film tv prodotto da Casanova Multimedia di Luca Barbareschi, con la regia di Michele Soavi e l'interpretazione di Sergio Castellitto, che presta volto e anima, senza sbavature e retorica, al giudice che sfidò la criminalità organizzata e concepì l'idea del pool antimafia. Ma oltre alla vita professionale, il film racconta della stessa figlia di Chinnici, giovane donna del sud che negli anni '70, quando la mafia commetteva efferati delitti, decide di diventare magistrato come suo padre. Una mattina calda e piena di luce, Chinnici saluta la moglie Tina e due dei suoi figli prima di andare al Palazzo di giustizia. Sulla strada lo attendono gli uomini della scorta. Un sicario appostato in zona preme un pulsante. Un'auto imbottita di tritolo esplode a pochi passi dal giudice. Appresa la notizia della morte del padre, Caterina, che era uscita prima, si rifugia a San Ciro, la casa di campagna di famiglia. Ha bisogno di stare da sola per fare chiarezza: deve decidere se accettare la prima indagine di mafia che le è stata assegnata. Mentre si aggira nei luoghi tanto cari al padre riaffiorano i ricordi. Per cui, oltre al giudice integerrimo innamorato del proprio lavoro, emerge il lato privato di un marito e di un padre severo, ma premuroso per la moglie e per i tre figli. Un bel modo per mettere insieme passione civile e amore per la famiglia. Non è un caso che il film si chiuda a San Ciro proprio con un gruppo di famiglia (la madre con i tre figli) e una rosa gialla dietro alla quale, nell'immaginazione di Caterina, si materializza il padre, che resta così sempre presente.
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