venerdì 15 giugno 2007
Sentimmo tutti quanto profondamente e tremendamente le forze esteriori possono penetrare nell'uomo fin nell'intimo, ma sentimmo anche che nell'intimo esiste qualcosa di inafferrabile e
di invulnerabile. Lo lessi molti anni fa: s'intitolava La settima croce e dal romanzo fu tratto anche un film molto intenso di Fred Zinnemann (1944) con Spencer Tracy. Si trattava di un'opera sul nazismo pubblicata nel 1942 da una scrittrice tedesca esule, Anna Seghers (1900-1983). Al centro, però, c'era soprattutto lo svuotamento interiore che sperimentavano le vittime di quella feroce tirannide. Ho ritrovato quel libro e ho scelto la frase che propongo oggi in un giorno che la liturgia cattolica assegna al Cuore di Cristo, un simbolo di grande rilievo perché nel cuore si condensano - secondo la Bibbia - non tanto i sentimenti quanto le decisioni della coscienza e della volontà. Ebbene, la Seghers ci ricorda che l'esteriorità può veramente irrompere e ferire, umiliare, persino snervare la nostra intimità
profonda. È quello a cui punta in modo drammatico ogni ingiusta repressione della libertà personale attraverso i condizionamenti, le torture, le carceri. È quello a cui mira, in modo meno grave ma ugualmente pericoloso, la pubblicità o la propaganda che sommerge la persona di cose e di banalità e persino di idee superficiali così da ottundere la capacità di critica e di selezione. Eppure, continua la scrittrice tedesca, rimane in noi una sorta di piccolo santuario intangibile, «inafferrabile e invulnerabile» che è il nostro intimo più segreto. E anche se si riduce quasi a un atomo, esso può diventare la sorgente della redenzione, come accadrà al protagonista di quel romanzo che saprà ritrovare la voglia di combattere e di vivere. Forse siamo umiliati o scoraggiati nella nostra esistenza, ma non dobbiamo mai lasciare spegnere nel cuore quel seme di umanità e libertà.
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