domenica 30 dicembre 2007
È regola dell'uomo avveduto abbandonare le cose che lo abbandonano; cioè, non aspettare di essere un astro al tramonto.
Sì, questa è l'ultima volta che incontrerete il mio nome e la quotidiana citazione «mattutina». Così è stato per migliaia di volte a partire dal 2 gennaio del 1992 quando iniziai una rubrica destinata a vivere così a lungo e a trasformarsi in ben dieci volumi che hanno raccolto quei testi (anzi, l'undicesimo, che abbraccerà le puntate dell'anno che sta per chiudersi, apparirà allo scorcio del 2008). Suonerebbe falso se dicessi che scrivo questo addio senza malinconia e nostalgia. Ho scelto, infatti, una battuta finale tratta dall'Oracolo manuale (1647) di un letterato spagnolo gesuita, Baltasar Gracián, che usa il verbo triste del distacco, «abbandonare». Egli, però, ricorda anche che è saggio abbandonare prima di essere abbandonati, formulando così una legge ardua da praticare, quella del sapersi ritirare «nel bosco», cioè nel silenzio, quando si giunge a una tappa avanzata della vita, come insegna l'antica sapienza indiana.
Anche la mia vita quest'anno ha avuto una svolta importante ed è, quindi, giusto che lasci lo spazio a una voce nuova e fresca, come sarà quella di una scrittrice di grande finezza e intensità che mi è cara, Laura Bosio. Con voi, anch'io farò sì che sia lei ad aprire, con la sua parola, le nostre giornate. E ora il saluto. So quanto mi siete stati affezionati, tutti, a partire dal direttore Dino Boffo che è diventato uno dei miei amici più cari e che ha creato un po' lui il «Mattutino». Vorrei che non mi venisse mai meno il vostro affetto. Esso è simbolicamente incarnato nella mitra episcopale preziosa che Avvenire mi ha donato. E che Dio vegli sempre sul vostro e mio cammino!
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