Il «sogno italiano» di Enrico Piaggio
giovedì 14 novembre 2019
La prima impressione è un po' da Paradiso delle signore, anche se qui di paradisiaco c'è poco: c'è da ricostruire una fabbrica distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e c'è da salvare il lavoro di migliaia di operai. Ma è quella messa in scena dei primi anni Cinquanta che chissà perché in televisione risulta spesso poco naturale. All'inizio di Enrico Piaggio - Un sogno italiano (film per la tv andato in onda martedì scorso in prima serata su Rai 1) siamo infatti a Pontedera nel 1952, anche se con uno dei tanti flashback si torna alla guerra (1944) e all'immediato dopoguerra (estate 1945) per poi rientrare nel presente narrativo. Alla fine si arriverà al 1953, quando, come recita la didascalia di chiusura, «l'Italia era giovane e allegra e la Vespa si accingeva a diventare uno dei simboli più inimitabili e popolari del talento italiano». La storia è appunto quella di Enrico Piaggio (Alessio Boni), un imprenditore che con determinazione riesce a vincere la sua sfida professionale e umana contro la crisi economica post bellica inventandosi, con il contributo geniale del progettista Corradino D'Ascanio (Roberto Ciufoli), un mezzo di trasporto innovativo, agile e alla portata di tutte le tasche: la Vespa. Ma il tv movie diretto da Umberto Marino non racconta solo il mondo in fermento della fabbrica, entra anche nel privato dei sentimenti, degli amori e delle amicizie che hanno legato coloro che hanno reso possibile «un sogno italiano». A tratti, però, c'è più favola che storia, ci sono buoni e cattivi molto definiti, ci sono semplificazioni forse eccessive come il modo con cui Enrico arriva a convincere lo scorbutico regista William Wyler a utilizzare la Vespa anziché il calesse nel film Vacanze romane con Gregory Peck e Audrey Hepburn che avrebbe reso la due ruote della Piaggio famosa in tutto il mondo. La fiction di Rai 1 resta comunque valida come tributo di riconoscenza a uomini protagonisti della rinascita economica dell'Italia, anche se appare un po' troppo agiografica rispetto ad altri prodotti in onda in questo periodo. Ma forse è quello che ancora chiede il pubblico di Rai 1 che l'ha premiata con ottimi ascolti: quasi sei milioni di telespettatori.
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