Musical.ly, il «social dei ragazzi» che ogni genitore dovrebbe vedere
venerdì 23 febbraio 2018

Sapere cosa fanno i giovani sui social è una delle tante curiosità di molti adulti. Se per scoprirlo, vi siete iscritti a Facebook, Instagram o persino a Snapchat sappiate che rischiate di essere fuori strada.
Per provare un'esperienza forte, entrate in Musical.ly. Cos'è? Una «global video community». Cioè un social dove si condividono video autoprodotti dai 15 secondi a un massimo di 1 minuto. Ogni utente può scegliere di «esibirsi» in diverse «categorie». Una delle più gettonate è quella della musica. Mimare delle canzoni famose, usando fino a 15 filtri, adesivi colorati e divertenti o semplicemente accelerando fino a cinque volte la velocità delle proprie video performance è una delle cose che più divertono i giovanissimi utilizzatori di questo social, nato in Cina ma ormai presente in tutto il mondo.
Per certi versi è una sorta di YouTube più «smart». Per altri versi, affonda le radici in programmi tv come «La corrida», dove persone comuni si esibivano in diverse discipline, spesso generando ilarità e a volte stupore. Per altri versi ancora è qualcosa di molto simile (con alcune storture che vedremo) a ciò che avviene da decenni nelle camerette degli adolescenti, quando mimano davanti allo specchio i loro beniamini.
Prima di inventare Musical.ly, Alex Zhu e Luyu Yang avevano creato un social con scopi educativi, «dove gli utenti potevano imparare e insegnare diverse materie mediante brevi video». Fu un flop. E i due decisero di puntare sugli adolescenti. E per farlo scelsero due elementi fondamentali dell'universo giovanile: il divertimento e la velocità. Così è nato Musical.ly, venduto solo pochi mesi fa per 750 milioni di dollari al colosso cinese Bytedance.
Entrarci, come accennavamo, è una sorta di viaggio nelle camerette di molti adolescenti. Con una differenza sostanziale: nessuno di loro si esibisce davanti allo specchio mimando i propri beniamini musicali, ma lo fa davanti ad uno smartphone per tramutarsi in veri beniamini di un vero pubblico di follower. Per avere un «like» (che qui è un cuore) e/o un follower ognuno punta su una delle tante tecniche ormai consolidate. C'è chi sceglie l'ironia, chi punta sulla sensualità, chi esibisce look improbabili, chi racconta barzellette, chi crea video insieme alla nonna e chi diventa famoso perché fa evoluzioni incredibili quanto pericolose come «surfare» coi piedi (cioè appoggiandoli entrambi in corsa) sulle fiancate dei mezzi pubblici in transito.
Ci sono ragazzi e ragazze sovrappeso o con handicap che sfidano la cattiveria dei coetanei bulli, esibendosi nelle discipline più diverse. Nel ballo, nel canto, nella recitazione, nello sport. C'è chi propone ricette di cucina e chi usa la moda per diventare famosa come modella/modello o proponendo look più o meno azzeccati.
Insomma, in Musical.ly, a dispetto del nome, non c'è solo musica ma tutto il mondo degli adolescenti. Con la sua forza, la sua bellezza, le sue contraddizioni e la sua carica di superficialità e di immaturità.
Ci sono video-performance che viste con occhi adulti inteneriscono, divertono, fanno commuovere e persino preoccupare. Perché video così ben fatti e veloci sono capaci di «insegnare» ai giovanissimi molto più di mille discorsi. Nel bene e nel male visto che alcuni video hanno contenuti al limite o persino fuori limite (un ragazzo giapponese ha ottenuto 2,8 milioni di cuoricini, cioè «like» facendo pericolosissime evoluzioni attaccato al cornicione di un palazzo di parecchi piani).
Musical.ly ha anche una funzione di messaggistica istantanea tra gli utenti chiamata direct.ly. Ma qui non potete mettere né occhi né orecchi. Quello che invece potete fare è chiedere ai vostri figli se lo usano, cosa ne pensano e se ve lo spiegano. Eviterete così magari di spaventarvi di fronte all'ennesima «diavoleria digitale» senza averla guardata anche con gli occhi dei ragazzi.
Se poi conoscete una di quelle mamme che si esibiscono su Musical.ly con figli ben al di sotto dei 13 anni minimi che servono per potersi iscrivere al social, presentatemela. Mi interessa molto sapere (e lo scrivo senza alcuna ironia) perché ha scelto questo modo per comunicare con i suoi bambini.

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