Il risparmio energetico a tavola
sabato 25 aprile 2009
Il petrolio costa meno, quindi anche i prezzi dei prodotti alimentari dovranno diminuire. L'equivalenza può sembrare strana, quasi paradossale. Ma non è così, visto che l'andamento delle quotazioni dei prodotti energetici è strettamente collegato a quello dei costi della produzione agricola e, quindi, dovrebbe esserlo anche ai prezzi di vendita dei prodotti finiti.
Vediamo qualche numero. Dal crollo del prezzo del petrolio " è stato fatto notare in questi giorni dalle organizzazioni dei produttori (in particolare la Coldiretti) " sono attesi risparmi per le tavole degli italiani pari a circa un miliardo di euro per il solo effetto dovuto al minor costo dei carburanti per l'autotrasporto, al quale si aggiungono le economie realizzate sull'elettricità, sul gas e sulle altre forme di energia che incidono pesantemente sulla produzione, la conservazione e la distribuzione del cibo. Le bollette energetiche e il calo dei prezzi di gasolio e benzina, infatti, sono particolarmente rilevanti per la filiera agroalimentare dove la logistica e i trasporti
incidono in media per un quarto del fatturato delle imprese, ma arrivano al 30/35% per l'ortofrutta fresca dove in alcuni casi si spende di più per i trasporti che per il prodotto in sé.
Ma non basta, perché la voce "energia" nei bilanci agricoli conta molto anche per il resto delle attività che si svolgono in serra (fiori, ortaggi e funghi), oltre che per la zootecnica, ma anche per la trasformazione, la conservazione e la distribuzione degli alimenti. A conti fatti, è stato stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla tavola e spesso ci vogliono più calorie di energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali. Insomma, pagare meno il gasolio, dovrebbe significare un risparmio che si propaga per tutta la catena dal campo alla tavola. Una prospettiva importante, visto che gli italiani spendono circa 205 miliardi all'anno in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19 per cento della spesa familiare e sono secondi solo all'abitazione per incidenza sul reddito.
Se, almeno in questo periodo, l'andamento dei prezzi di alcune materie prime dovrebbe essere favorevole al comparto, occorre però tenere conto di altre circostanze che potrebbero mandare tutto all'aria. È necessario, infatti, che i risparmi generati nei costi per effetto del calo del prezzo petrolio si trasferiscano effettivamente sulla spesa reale delle famiglie. In altre parole, ed è anche la preoccupazione di produttori e consumatori, occorre evitare quello che tecnicamente viene indicato come "perdita" dei guadagni impliciti dei cittadini in mille rivoli lungo il percorso della catena alimentare. Rivoli causati da inefficienze e speculazioni. I margini per recuperare però ci sono: occorre sfruttarli, eliminando gli attriti ancora esistenti e avviando nuovi rapporti fra attori che spesso hanno litigato.
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