domenica 21 agosto 2022
Il marito barbaramente ucciso pochi minuti prima, lei annichilita dal dolore. Gemma Capra, vedova del commissario Luigi Calabresi assassinato nel 1972 da un commando armato, ha fissato quei momenti nel libro “La crepa e la luce”, intenso diario dell'anima, storia di dolore e di ripartenza. Così descrive i momenti immediatamente successivi alla morte del marito che don Sandro, il sacerdote che li aveva sposati, le aveva appena comunicato con un filo di voce. «Era come se qualcuno mi avesse presa in braccio e io, abbandonata in quell'abbraccio, capii, seppi, senza ombra di dubbio, che ce l'avrei fatta (…) perché non ero sola. (…) Piena di quella sensazione mai provata, feci una cosa assurda e inspiegabile. Io, una ragazza di 25 anni a cui avevano appena ammazzato il marito, strinsi le mani di don Sandro e mormorai: diciamo un'Ave Maria per la famiglia dell'assassino». Il giorno dopo sul “Corriere della sera” viene pubblicato il necrologio della famiglia: “Padre, perdona loro che non sanno quello che fanno”, le parole di Cristo sulla croce. «Quelle parole, anno dopo anno, sono fiorite dentro di me fino a fare di quel necrologio una corda che mi ha aiutata a risalire la china, e il primo gradino su cui ho, senza nemmeno saperlo, posato il piede nel percorrere la mia strada di perdono».
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