martedì 14 giugno 2005
L'odio è di gran lunga il più durevole dei piaceri; gli uomini amano in fretta, ma detestano a tutto loro agio e a lungo.
Un famoso poeta francese ottocentesco come Baudelaire scriveva: «L'odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia, perché è fatto col nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore». È capitato a tutti di assistere alla fioritura perversa di odi familiari destinati a durare per anni e capaci di non invidiare nulla in creatività e malvagità a certe saghe televisive americane e ai relativi rancori parentali. Un po' tutti dobbiamo confessare di aver provato proprio quel gusto che il poeta francese descriveva e che è riproposto nell'odierna citazione, desunta da una delle opere più celebri di un altro poeta ottocentesco, l'inglese George G. Byron, il poema satirico Don Giovanni (1819-24), figura divenuta mitica nella storia della letteratura già prima dello stesso Byron.Purtroppo vediamo spesso amori che s'infrangono, oppure che sono vissuti senza entusiasmo, trascinati per anni e strascicati per terra, senza più un colpo d'ala. Al contrario, ecco il sottile, costante piacere dell'odio che viene distillato proprio come «un liquore prezioso». Anche se non esplode in atti inconsulti esteriori, avvelena l'anima e attossica l'esistenza. Eppure non si fa nulla per sradicarlo, anzi, lo si coltiva quietamente dentro di sé. Facile è, allora, comprendere quanto provocatorio sia l'appello di Cristo: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori!» (Matteo 5, 43-44).
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