mercoledì 26 marzo 2003
I fanciulli trovano il tutto nel nulla; gli uomini il nulla nel tutto. Lo Zibaldone di Leopardi rivela la genialità assoluta di questo poeta. Basti solo sostare un istante su una battuta folgorante come quella che abbiamo oggi citato. Al bambino è sufficiente un manico di scopa per creare un cavallo, un po' di sabbia per concepire un castello, un foglio bianco per evocare il cielo e la terra. Diventato adulto (o fatto adulto già da piccolo coi brutti giochi elettronici rifilati a lui dai genitori), non sarà più soddisfatto di nulla, anche se possederà palazzi, girerà il mondo, avrà tutto ciò che desidera. È, questa, una variante di quella legge che Gesù ha formulato così: «Quale vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero e perderà la propria anima?» (Matteo 16, 26). Senz'anima, il tutto diventa nulla, il possesso è vuoto, l'esistenza è vana, il mondo è una realtà insignificante. È anche per questo che Gesù ci ripete: «Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Matteo 18, 3). Bisogna, dunque, ritrovare il gusto dello stupore, la capacità di scoprire in un granello di sabbia un microcosmo, nel fiore la bellezza, nella vita un senso, nelle cose una stimmata dell'infinito, nelle ore un seme di eternità. È questa la funzione della poesia, dell'arte, della musica. Ma è questa soprattutto la missione della fede che in ogni istante ti fa intuire la presenza di Dio che ti interpella e ti chiama a un compito glorioso.
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