mercoledì 5 ottobre 2005
Mosè scende dal Sinai e raduna tutto il popolo: «Ascoltate: devo comunicarvi una notizia buona e una cattiva». «Dacci prima quella buona!», esclama il popolo a una sola voce. E Mosè: «La notizia buona è che sono riuscito a scendere da quindici a dieci comandamenti" La cattiva è che purtroppo per l'adulterio non c'è stato niente da fare!».Si stupiranno i lettori di questa mia incursione nel mondo dell'umorismo ebraico: alcuni di loro forse sanno che questa è una delle esilaranti storielle che spesso propone Moni Ovadia, uno straordinario attore capace di intrecciare generi diversi all'insegna delle sue matrici culturali e religiose. Tuttavia, questo apologo ci permette, un po' liberamente, una riflessione seria, anche perché il nostro Aldo Palazzeschi ci ammoniva che «l'ironia è l'estrema punta della politica dello spirito». Ebbene, nel raccontino di Ovadia c'è un elemento caratteristico del comportamento umano, la scelta del minimo.Soprattutto in ambito morale, lo sconto è la domanda più frequente. Non per nulla è proliferata, anche a livello teologico, la casistica: essa, certo, aveva lo scopo di temperare il rigore della norma con le attenuanti indotte dai contesti, dalle situazioni, dalle scusanti. Ma progressivamente questa prassi ha fatto impallidire i princìpi, conducendo sempre più verso il compromesso, l'eccezione, il minimo comun denominatore etico. Non si può costruire una vera morale solo sul minimo. Anzi, è dall'ideale che si deve procedere («Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste») e da lassù scendere ricorrendo - quando è necessario - alla misericordia e alla comprensione.
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