Il giro del mondo in 75 donne
giovedì 29 dicembre 2022
Un giro del mondo in 75 donne: questo è stata la rubrica “Protagoniste”, che oggi conclude il suo percorso dopo tre anni. All’inizio è stata una sfida: scovare storie significative di donne che in ogni Paese del mondo si
battono per migliorare la vita di altre donne. Con una invenzione, dalla App per seguire le gravidanze da remoto nei Paesi più svantaggiati (Véronique Ines Thouvenot) alle moto ad energia solare per le contadine dello Zambia (Shantha Bloemen). Con una iniziativa di micro imprenditorialità, dalle borse e i vestiti “etici” confezionati dalle tessitrici filippine (Janine Mikaella Choing) ai taxi tutti al femminile in India (Vandana Suri). Con l’impegno per i diritti più elementari, dallo sradicamento delle mutilazioni genitali in Kenya (Nice Nailantei Leng’ete) ai rifugi per le “intoccabili” indiane abusate e senza giustizia (Manisha Mashaal). Poi, mese dopo mese, è diventata una autentica passione: giovani e anziane, asiatiche o sudamericane, laiche o religiose, ogni donna raccontata in questa rubrica ha lasciato il segno in chi scrive, e si spera, anche un pochino in chi ha letto. Via Skype o Teams, via Whatsapp o Meets, ogni intervista è stata un incontro emozionante. Ci sono state lacrime, come quando suor Pompea Cornacchia raccontava del suo stare accanto, da donna, alle donne migranti in transito dal Messico. O come quando Fraidy Reiss, lei stessa una “sopravvissuta”, da New York snocciolava i suoi successi nell’introdurre in ogni Stato americano il divieto di matrimoni forzati o precoci. C’è stata l’indignazione di Julienne Lusenge, attivista congolese, nel descrivere le violenze e le umiliazioni a cui sono costrette le sue connazionali nelle zone di guerra. C’è stato l’orgoglio di Sara Saeed Khurram, giovane madre pachistana che ha creato la rete delle “spose dottoresse”, che usano una laurea altrimenti destinata ad essere solo un pezzo di carta per migliorare la salute delle donne più povere del loro Paese con un network di telemedicina. E poi Christina Fonfe, anziana insegnante di nuoto inglese, che dopo la tragedia dello tsunami in Asia del 2004 si è dedicata a insegnare gratuitamente a nuotare a 8mila ragazze. Impossibile nominare tutte le meravigliose donne che hanno popolato questa rubrica. Una menzione speciale la meritano le religiose: suore che negli angoli più remoti del pianeta affiancano a una intensa vita spirituale un lavoro assiduo per la promozione umana delle bambine e delle ragazze. Suor Tiziana Borsani, che dal 2015 raccoglie per le strade di Benin City le piccole abbandonate ed esposte a ogni tipo di sfruttamento per restituirle alla vita. Suor Lorena Jenal da oltre quattro decenni in Papua Nuova Guinea combatte contro la “caccia alle streghe” che uccide, tortura e ferisce nel corpo e nello spirito decine di donne ogni anno. Suor Azezet Habtezghi Kidane, o semplicemente Aziza, che da Tel Aviv sostiene centinaia di donne arrivate dall’Africa con i traumi e le ferite della migrazione, commercializzando oggetti artistici e di artigianato confezionati da loro. Suor Valentina Sala, brianzola doc, a Gerusalemme dirige il reparto maternità dell’ospedale Saint Joseph, facendo nascere bambini ebrei e musulmani e costruendo così legami impensati. Suor Paola Vizzotto a oltre 80 anni svolge la sua missione tra le detenute di Rebibbia, semplicemente stando loro vicina. Tutte le storie di “protagoniste” raccontate negli ultimi tre anni sono raccolte su avvenire.it (sezione Rubriche). Ringraziamo i lettori per averci seguiti fin qui. © riproduzione riservata
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