Il consumatore chiede qualità
sabato 3 dicembre 2005
Ormai è certo: la domanda di prodotti alimentari ha preso una strada ben diversa da quella che, fino a qualche tempo fa, era possibile supporre. A confermarlo, più di un dato. Basta guardare, infatti, al successo dei prodotti freschi, ma pronti per essere consumati, alla crescita dei cosiddetti consumi extradomestici, così come ai criteri generali di scelta nel fare la spesa. Guardiamo alle ultime statistiche emerse in questi giorni. Secondo Coldiretti, sarebbero quasi 43 milioni i chili di frutta e verdura già lavate, tagliate e pronte per l'uso acquistate dagli italiani. Un numero importante, tenendo specialmente conto che il dato precedente era inferiore del 30% e che, fra l'altro, il consumo di ortofrutta fresca è in calo del 10% negli ultimi tre anni. Alla base del fenomeno, ovviamente, le condizioni di vita di chi lavora, la mancanza di tempo, la necessità di non avere scarti. Insomma, la comodità e la velocità vincono, questa volta, anche sul prezzo. Sempre secondo Coldiretti, infatti, dei «servizi aggiunti» al prodotto ha usufruito una famiglia italiana su tre, nonostante i prezzi superiori fino a sei volte rispetto a quelli degli stessi prodotti venduti sfusi. Il risultato? Un fatturato di quasi 400 milioni di euro e, soprattutto, il traguardo ormai molto vicino del 10-20% dell'intero mercato di verdura in Italia. Il passo successivo è quello delle vaschette non solo di verdura ma anche di frutta già lavata e tagliata. Su un altro fronte, quello dei consumi extradomestici, le cose vanno ugualmente bene. Secondo gli ultimi dati di Ismea, la quota di acquisti extradomestici è arrivata al 31% del consumo totale. Dieci anni fa era meno del 26%. Intanto, sempre l'Ismea ha previsto, per il 2005, una crescita dei consumi di prodotti agroalimentari dell'1,1% circa in termini di quantità, ma una contrazione dello 0,3% in valore. Ma non basta, perché da altre fonti di ricerca, è emerso recentemente come fra i criteri di scelta degli italiani al primo posti vi sia ovviamente la qualità e la genuinità di ciò che si mangia, affiancati, tuttavia, dal prezzo. Insomma, la congiuntura difficile e la perdurante incertezza sul futuro, continuano a giocare il loro ruolo anche sui banchi di mercati e supermercati. Vorremmo mangiare sempre bene, ad un buon livello, rassicurati da marchi e regolamenti di produzione, ma ci troviamo poi a dover fare i conti con il portafoglio. Le indicazioni strategiche che arrivano dal mercato, quindi, sembrano piuttosto chiare. Le imprese agricole devono ancora una volta cambiare. Più accordi di filiera, più intese con la trasformazione e la distribuzione, ma anche maggiore informazione e più cura circa gli aspetti igienici e ambientali, continuano ad essere gli strumenti principali per sfondare sui mercati. Molto si sta già facendo, probabilmente molto di più occorre ancora fare. La storia dei polli con l'influenza - e prima ancora quella delle mucche pazze - non devono essere dimenticate.
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