I vaticanisti digitali (e influenti) e i germogli della risurrezione
domenica 23 novembre 2014
Il corrispondente dal Vaticano della France Presse, J.-L. de La Vaissière, ha scritto su un blog (http://tinyurl.com/o7pd4n6) un lungo articolo sui diversi e talora opposti atteggiamenti dei "vaticanisti" italiani rispetto al Sinodo e in genere al pontificato di Francesco, e sulla loro influenza sul rapporto tra Papa, Santa Sede e opinione pubblica. Ne cita cinque: due "critiques", Magister e Tosatti, e tre "avocats", Tornielli, Politi e Spadaro. Quando ho vistol'articolo sul profilo Facebook di M.E. Gandolfi ( http://tinyurl.com/kufpqzw ) ho subito pensato alla sua rilevanza wikiecclesiale: infatti tre dei colleghi citati diffondono ciò che scrivono prevalentemente, se non esclusivamente, attraverso i mezzi digitali, e il quarto è cyberteologo per antonomasia.Mentre ripensavo all'analisi di de La Vaissière sono finito sul blog di Luigi Accattoli, che in un post ( http://tinyurl.com/m4la3dt ) dà conto del ricevimento del Premio Giuseppe De Carli alla carriera. E non ho potuto che apprezzare la leggerezza, la semplicità e l'autoironia con le quali ha accompagnato la notizia, pur evidentemente grato del riconoscimento. Da tempo Accattoli ha messo in evidenza il valore penultimo degli oggetti del suo-nostro lavoro, rispetto a valori ultimi quali, ad esempio, "La speranza di non morire", di cui scriveva con intensità nel suo primo, lontano libro non "da vaticanista". E il suo bel blog è nato a servizio della ricerca di "Fatti di Vangelo", anche se poi è diventato altro.Condivido questo atteggiamento. Se, come scrive il Papa, la "forza di vita" dei "germogli della risurrezione" è tale che riescono a sbocciare "dove sembra che tutto sia morto", vuol dire che alla fin fine poco dipende dall'efficienza delle istituzioni ecclesiali, che della coltura di quei germogli sono a servizio. E ancor meno, allora, da noi che di quelle istituzioni ci limitiamo a scrivere le cronache e le storie.
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