sabato 1 dicembre 2007
Si direbbe che l'anima dei giusti, come i fiori, emani più profumo verso la sera.
Pensieri di malinconia possono attraversare la mente in una giornata invernale, col sole che scompare presto e l'aria rimane umida e cupa. Il crepuscolo, poi, è un simbolo universale per parlare della fine della vita e delle cose. Tempo fa mi era accaduto di avere tra le mani la prima edizione (1807) di un romanzo della famosa Madame de Staël, nemica di Napoleone e creatrice di un acclamato "salotto" politico-letterario: il titolo era Corinne ou l'Italie ed era un'esile storia d'amore usata come pretesto per descrivere l'Italia, i suoi paesaggi, la sua arte e i suoi scrittori. Mi ricordo di aver allora annotato la frase che oggi riprendo in mano, proprio per contrastare l'uggia di questa giornata invernale.
L'immagine è attraente: un fiore che esala profumo più intenso verso sera e forse anche prima di appassire. Così - dice la Staël - è per i giusti che, avanzando negli anni, diventano più luminosi e intensi nella loro testimonianza. È, questa, un'esperienza che spesso abbiamo fatto incontrando anziani meravigliosi e, per me e non pochi lettori, è forse un impegno che dobbiamo assumerci così da mettere una marcia in più all'ultima fase della nostra vita, come pregava un vecchio Salmista: «Ora, nella vecchiaia e nella canizie, Dio, non abbandonarmi, così che io annunzi la tua meraviglia e la tua potenza a tutte le generazioni» (Salmo 71, 18). Purtroppo, però, spesso così non accade e si registra quello che con amarezza scriveva il Petrarca: «I vecchi stanchi ch'hanno sé in odio e la soverchia vita!». Cerchiamo, invece, di non perdere il nostro profumo di fiori a sera.
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