Grazie a Daniele, che incoraggiava il talento nei giovani
giovedì 25 gennaio 2024
«A volte basta la parola di qualcuno che crede in te per rimetterti al mondo» Alessandro D'Avenia Immaginate una pentola con tanti piccoli chicchi di mais. Immaginate un cuoco che con cura e mestiere, aggiunge olio, sale e li scalda a fiamma viva in una pentola. Immaginate l’effetto: in pochi minuti i chicchi di mais esplodono di energia, si fanno gonfi, candidi come nuvole, sfiziosi e fragranti. Il cuoco che ha fatto esplodere l’arte di molti cantanti lirici in erba è stato Daniele, scrittore, critico e musicologo. Ha dedicato la sua vita al teatro e alla musica e seguito la sua vocazione: instradare molti giovani artisti sul percorso della carriera solistica, con risultati che vanno oltre ogni immaginazione. Intere generazioni di cantanti, cresciuti con Daniele a pane e palcoscenico, hanno calcato negli anni i palcoscenici lirici più prestigiosi del mondo, dal Teatro alla Scala di Milano al Metropolitan di New York, dal Covent Garden di Londra a l’Opéra di Parigi. Daniele ha cucinato a puntino i chicchi di mais, facendo attenzione a non bruciarli, ma a farli esplodere nelle loro fragranze migliori. È stata una anima generosa. Il suo lavoro non si è mai limitato a osservare il germogliare delle voci, ma nel creare opportunità reali per chi, nel fior della giovinezza, ha dovuto fare i conti con pubblico, viaggi, teatri, successi e sconfitte. Con i ragazzi la sua schiettezza emiliana è stata determinante, tra ramanzine e incoraggiamenti. Così molti, come popcorn sul fuoco, sono esplosi in un vero e proprio tripudio di espressione artistica. Ogni singolo scoppio è stato per lui un piccolo grande trionfo, risultato di anni di lavoro paziente. Avere qualcuno che crede in noi è di vitale importanza per lo sviluppo personale, emotivo e professionale. La presenza di un sostenitore può avere un impatto significativo sulla nostra autostima, sulla motivazione e sulla capacità di affrontare le sfide. Daniele ha creduto in me e in molti altri. Mi ha offerto una prospettiva positiva su chi fossi e quali fossero le mie potenzialità. Sapere di avere qualcuno dalla mia parte, in un momento di tuffo nel vuoto, nella giovinezza, è stato fondamentale. Ero in una città grande che non era la mia, in mezzo a persone che non conoscevo. Ero pronto a scommettere la mia vita. Lui ha fatto un piccolo pezzo di scommessa con me. Vinta? Persa? Non importa. “I care, mi interessi. Rischiamo insieme”. La fiducia che gli altri ripongono in noi può agire come un motore di motivazione. Era un uomo dalla personalità travolgente Daniele, ironico e metodico: tra una mangiata di tortellini e un viaggio di 600 chilometri per fare un concerto, inseriva una rassegna di barzellette in auto o racconti epici di star della lirica che aveva avuto modo di conoscere. Si creava amicizia, complicità, persino la competizione finiva in secondo piano. Sapeva, Daniele, far sentire importanti tutti. Si era creato un grande senso di appartenenza. Qualche giorno fa Daniele ci ha salutato, facendo riunire artisti adulti in diverse latitudini e fusi orari, nel suo ricordo commosso. Ci ha anche strappato un sorriso. Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta, ha scritto Ugo Foscolo. Ciao Daniele. © riproduzione riservata
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