Fischi e inciviltà negli stadi l’ora di dire davvero basta
mercoledì 31 gennaio 2024
Solo sette giorni fa, dalle colonne di questa rubrica, si commentava quanto successo nello stadio di Udine a Mike Maignan, il portiere del Milan. Lo facevamo mettendo insieme quel disgustoso episodio di razzismo ai fischi riservati dallo stadio di Riad al minuto di silenzio per un gigante del nostro calcio, Gigi Riva. Sette giorni dopo, o se preferite 168 ore dopo, siamo di nuovo qui, come se al peggio non ci fosse mai fine, a destinare questa riflessione settimanale ad altri fischi, vergognosi quanto meno allo stesso modo, per non dover stilare una classifica dell’ignominia. Il riferimento è a quanto successo allo stadio Olimpico e ai (fortunatamente pochi) pseudo-tifosi che hanno fischiato la celebrazione del Giorno della Memoria. Queste manifestazioni di sconfinata ignoranza ci costringono a non considerare mai sufficiente il numero di volte in cui va ripetuto che il 27 gennaio, Giorno della Memoria, ricorda il momento più nero della storia dell’uomo, quello in cui il genere umano ha guardato dritto negli occhi l’abisso e il male assoluto ha preso il sopravvento. Quei fischi sciagurati si commentano da soli, così come si commenta da solo l’ennesimo tentativo di minimizzare. «Pochi imbecilli», si era detto dell’episodio di cui è stato involontario protagonista Maignan e, in modo ancora più terrificante, i fischi dell’Olimpico sono stati definiti «goliardia». Il processo di minimizzazione continua. C’è sempre qualcuno pronto a spiegare che quelli «non rappresentano tutto il resto del pubblico» (e ci mancherebbe) o che sono dei fenomeni isolati. Crediamo che occorra iniziare a cambiare gli strumenti, cominciando a rifiutare l’idea che lo stadio sia una specie di enclave al fuori delle regole dello Stato, un porto franco dove tutte le nefandezze vengono assolte. C’è un elemento raccapricciante che dovrebbe far riflettere: se le manifestazioni di odio razziale, religiose e territoriale possono generare un daspo, quel provvedimento non lascia alcuna traccia sul casellario giudiziario di chi ne è stato colpito. È davvero inaudito e non più accettabile. L’odio deve iniziare a costare, in multe, in partite a porte chiuse e anche in termini di fedina penale. La Lega calcio di serie A ha più volte (e aggiungo, in questo caso, giustamente) sollecitato la politica rispetto alla necessità di modernizzare gli stadi del nostro Paese. Mi piacerebbe per una volta leggere le stesse perentorie sollecitazioni ai decisori politici rispetto alla lotta al razzismo o all’antisemitismo. La misura è colma. Ormai ogni settimana il mondo del calcio ci offre la parte peggiore e più indecente di sé. Non è più rinviabile un’azione unitaria fra la politica e la governance del calcio, alla ricerca di soluzioni concrete, non solo di dichiarazioni che suonano ormai come un puro esercizio di retorica. Certo c’è una precondizione: è fondamentale la volontà di farlo, quel gesto unitario. Invece, se da un lato clamorosamente si minimizza, dall’altro, altrettanto clamorosamente succede che venga rifiutata da parte del Consiglio comunale la cittadinanza onoraria proposta dal sindaco di Udine proprio per Mike Maignan. Un testacoda infinto, che necessita di qualcuno che riprenda il volante in mano, perché in caso contrario ci schianteremo tutti: i “cattivi” della storia, esattamente come gli indifferenti. © riproduzione riservata
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